Quando si pensa alla provincia vicentina si immagino gli immensi campi di asparagi, le distese di vigneti e infine le imprecazioni di qualche vecchietto che infrangono il silenzioso tepore post-prandiale.

Eppure, quando ascolti Bad Weed dei Freez o quando su youtube ti guardi il video di Heads, le schitarrate rapide e volutamente ingenue, il sound da surf-rock band anni ’90, la trasandatezza e la tipica sfacciataggine dell’immaginario californiano, ti catapultano irrimediabilmente oltreoceano e a 25 anni di distanza. Invece stai ascoltando una giovanissima rock band di Schio, in provincia appunto di Vicenza, che ha fatto di quello stile ed immaginario, delle influenze palpabili di Weezer e compagnia bella, il proprio punto di forza, reinterpretandolo e reinventandolo, portando in Italia – e poi anche fuori – qualcosa di diverso, o che almeno non si sentiva da un po’. 

Con all’attivo già un EP ed un album dal titolo Always Friends, uscito nell’ottobre del 2019 per Wild Honey Records, Michele (voce e chitarra), Stefano (chitarra), Nicolò (batteria), Alessandro (basso) e Riccardo (tastiera) da quella provincia hanno fatto migliaia di chilometri sopra un furgone van, arrivando a suonare in tutta Italia e poi in Francia, Svizzera e Inghilterra, prima che la pandemia bloccasse tutto il settore dello spettacolo dal vivo. 

Freez

Oggi hanno accolto Not Yet Magazine, non nel loro garage, ma tra i bucolici prati della campagna di Schio (le birrette ci sono comunque, tranquilli) per parlarci della loro storia, della musica live e delle difficoltà che una giovane band in ascesa ha dovuto affrontare in un momento come questo.

Ciao Freez! Partiamo dagli esordi: raccontateci di voi, chi siete e da dove venite, quando e come è nata l’idea di formare una band. 

Il progetto è nato durante gli anni del liceo. Io (Michele), Stefano e Nicolò passavamo i pomeriggi a skatare insieme e ci siamo accorti di ascoltare più o meno la stessa musica e da lì ci siamo detti che sarebbe stato figo formare una band. Successivamente, circa due anni fa, si è aggiunto Alessandro con il suo basso, e dopo l’ultimo album anche Riccardo, il tastierista. 

Quali sono state le spese necessarie, almeno all’inizio, per fare i vostri primi passi ed iniziare a creare musica?

Il primo acquisto che abbiamo dovuto fare è stata la batteria. Abbiamo comprato da un nostro amico una Pearl bianca a 100 euro e diciamo che è stato il miglior acquisto di sempre, perché la usiamo tuttora e non ci ha mai abbandonato. Abbiamo anche comprato un mini-sintetizzatore, un Korg Monotron, semplicemente perché ci andava di averlo e in effetti si è dimostrato molto utile. 

Il vostro stile ha sicuramente delle influenze un po’ vintage, tipiche di un garage rock anni ’90 che ha preso piede tanto nella East Coast statunitense quanto poi nel Regno Unito ma che in Italia, per moltissime ragioni socioculturali, non è mai riuscito ad attecchire.

Parlateci degli artisti che hanno più influenzato il vostro sound e che identificate come punto di riferimento ogni volta che vi trovate a comporre

Le band che ascoltavamo sempre insieme e che ci hanno fatto prendere in mano gli strumenti per la prima volta, dandoci una direzione nel comporre musica provengono proprio da quell’immaginario, soprattutto gli Wavves e i Fidlar sono stati importantissimi, ma anche gli Weezer hanno avuto un ruolo fondamentale.

Nonostante siate una band giovanissima avete già all’attivo tanti concerti in tutt’Europa per il vostro “Do Nothing Club Tour”. Come siete arrivati a viaggiare in lungo e in largo per suonare e, soprattutto, qual è stato il vostro live più memorabile?

Il “Do Nothing Club Tour” è stato davvero fantastico: super punk, perché ce lo siamo organizzato tutto da soli inviando mail ovunque, quindi in maniera totalmente indipendente. È partito alla fine del 2017 e ci ha portato fino al 2019 a girare gran parte dell’Italia, Svizzera e Francia

– Freez

È stato un modo davvero figo per viaggiare insieme ai tuoi amici facendo quello che ami, anche se il nostro concerto più emozionante rimane quello che ha lanciato il nostro ultimo album perché abbiamo suonato in casa, al CSH di Schio nell’ottobre del 2019. 

Ci avevamo dedicato molto tempo e passione, l’avevamo preparato nei minimi dettagli circondati dai nostri amici ed il risultato è stato fantastico: tra proiezioni con le nostre grafiche, gadget personalizzati, un palco fatto apposta per noi e il locale riempito ben oltre il sold-out da un pubblico molto ubriaco, possiamo tranquillamente paragonarlo al 18esimo di compleanno meglio riuscito della storia. 

Basta dare un’occhiata a vostri video musicali, come quelli di Heads o di Guess You’r Bipolar, per rendersi conto che traspare sempre una voglia di libertà quasi rivoluzionaria, una ventata d’aria fresca condita da un’allegra imprudenza tipica della giovinezza e del bisogno di alleggerire il peso delle cose. 

Siamo molto contenti di questa considerazione e che si sia notato tutto questo nei nostri video. Del resto, li avevamo girati e pubblicati prima che uscisse il disco, che comunque era già pronto, e noi eravamo davvero eccitati per questa cosa.

Ci stavamo vivendo l’estate nel modo più leggero e sereno possibile e abbiamo voluto imprimere nei video la nostra spensieratezza del momento. Siamo felici di esserci riusciti.

– Freez

Veniamo ai funesti tempi odierni. Siete fermi da molto tempo, almeno per quanto riguarda concerti e musica dal vivo: qual è stata la difficoltà più grande durante questo periodo di pandemia?

È stato un periodo estremamente poco stimolante e poco prolifico, non solo per quanto riguarda i concerti ma anche per quelle che sembrerebbero “cazzate”, come andare in sala prove quando la sala si trova fuori comune. 

In più, Freez non è un progetto dove una persona sola crea, compone e produce tutto autonomamente nella propria cameretta senza il bisogno di confrontarsi e collaborare. Il ritrovarci e il condividere è per noi un aspetto fondamentale, dal quale è impossibile prescindere. 

E per il futuro? Avete già qualcosa in programma o pensate di concentrarvi, quando si potrà tornare a suonare e viaggiare per la musica, sull’ultima vostra fatica, Always Friends, di cui forse non siete proprio riusciti a godervi fino in fondo i frutti? 

Ho moltissime demo nel mio computer – dice Michele – che ho composto e scritto in questo periodo. Sarebbe incredibile riuscire a trasformarle insieme a loro in nuovo disco per quest’anno ma, sinceramente, non è la nostra priorità. Per il tour di Always Friends abbiamo fatto appena tre mesi di concerti e poi ci siamo dovuti fermare: non vediamo davvero l’ora di ripartire, di far conoscere la nostra musica con un tour completo e fatto bene per il nostro ultimo album, in modo da godercelo fino in fondo. Poi penseremo a chiuderci di nuovo in studio e a produrre altra musica. 


È quello che ci auguriamo anche noi, che stiamo dall’altra parte del palco, un po’ più in basso: tornare a muoverci, a ballare e a cantare, anche a ritmo dei vostri giri di chitarra forsennati e dei vostri ritornelli dalle melodie dream pop. E ci auguriamo di tornare a farlo presto.

Grazie, Freez.