Intervista tripla ai tre attori protagonisti di Blocco 181

Eros, crimine e poliamore on screen 

Mentre conversiamo con Laura Osma, Andrea Dodero e Alessandro Piavani, protagonisti di Blocco 181, ci appare cristallino come alla base dell’unione emotiva e passionale di Bea, Mahdi e Ludo, risieda un legame sincero e concreto tra i tre attori.

“I sette mesi che abbiamo vissuto insieme sono stati fondamentali. Abbiamo dormito e mangiato sempre insieme, ci conosciamo molto bene. Non è un caso che le scene più intime e delicate siano state girate alla fine del progetto, quando la conoscenza tra noi tre era ormai consolidata”

ci dice Andrea Dodero (già visto in ‘Non Odiare’ e ‘L’Allieva’), interprete di Mahdi.

Andrea Dodero

Ma Blocco 18, girato da Giuseppe Capotondi, Ciro Visco e Matteo Bonifazio, è molto di più: chi ha seguito gli otto episodi trasmessi dal 20 Maggio su Sky Atlantic sa che in questa serie convivono la violenza più cruda ed efferata e una passione carnale senza vincoli e definizioni. Crime e romance, intrecciati con ritmo e naturalezza animano questa trama dark che echeggia Shakespeare, West Side Story e i grandi classici delle narrazioni amorose occidentali, attualizzandole nell’urbanità di una Milano chiassosa e periferica. 

Alessandro Piavani

Alessandro Piavani – che potremmo aver conosciuto con le serie ‘Blanca’ o ‘La Mafia Uccide Solo d’Estate’ – che interpreta Ludo, la definisce come “una storia senza etichette” e non c’è niente di più calzante.

“Bisogna far sì che questi racconti accadano più spesso, avere il coraggio di portare sullo schermo storie diverse da quelle comuni ma che rispecchiano comunque la realtà attuale”.

– Alessandro Piavani

Oggi sono sempre di più i prodotti seriali che riescono a raccontare il sesso senza edulcorazioni. In fondo, tutta la storia della censura audiovisiva gira attorno al monacale timore di mettere in scena eros e morte, amplesso e pulsione violenta, per anni censurate, sublimate, relegate al fuori-campo. 

Laura Osma (celebre per la serie ‘El Chapo’) ci racconta di una conversazione avuta con Alessandro Piavani:

“Abbiamo cercato di trovare un nome all’amore che consuma i tre personaggi ma poi abbiamo capito che era semplicemente quello che era. Nessuno, nella serie, chiama per nome quello che sta succedendo ma è comunque cristallino che sia amore”.

– Laura Osma
Laura Osma

Insomma, l’amore tra i tre viene a galla senza bisogno di spiegazioni in un contesto ostile e divisivo. Blocco 181 ha infatti il merito di non temere la blasfemia dello sguardo, di non offrire una rappresentazione stereotipata ne della criminalità ne tanto meno del sentimento tra i tre giovani, ognuno appartenente a una fazione diversa. Il “blocco” a cui si riferisce il titolo è un agglomerato abitativo multietnico, ma soprattutto è roccaforte del traffico di cocaina in una Milano sommersa, marginale e comunque affollatissima. È conteso da due comunità contrapposte: i custodi del blocco e i misanderos sudamericani. 

Questa favola nera in cui la violenza “testosteronica” sembra l’unica via per riuscire ad affermarsi, si distacca dal puro filone criminale proprio tramite il racconto convincente della relazione intima tra i giovani protagonisti. Il contatto fisico, la carnalità e la scoperta dell’altro rappresentano una crescita, un tentativo di emancipazione e superamento degli orizzonti occlusi del Blocco. Anche per questo le scene di sesso sono raffinatamente girate, collocate e svolte in narrative importanti.

Quando chiediamo ai protagonisti quanto sia stato complicato esporsi in quelle sequenze ci rispondono senza pensarci troppo che la difficoltà è stata per lo più fisica, atletica. Alessandro per esempio ci racconta:

“quando giro scene così intime non ha importanza la persona con cui sto interagendo, in fondo è pur sempre lavoro. Il regista Ciro Visco inoltre è stato bravissimo a rendere bene sullo schermo la passione e il coinvolgimento sessuale dell’ultima scena in cui i nostri tre personaggi fanno l’amore. La scena appare breve ma ci siamo stati tutto il giorno. È stata una gran fatica ma, a parte quella, eravamo a nostro agio e abbiamo deciso noi la coreografia”.

– Alessandro Piavani
Locandina di Blocco 181

Per Laura la difficoltà maggiore, oltre che imparare l’italiano, è stata girare i piani sequenza più lunghi. Ride e poi ci racconta della prima volta che ha dovuto esporsi in quel modo per un provino: “Erano le selezioni per ‘Mentiras Perfectos’ (adattamento colombiano di Nip/ Tuck di Ryan Murphy) e mi capitò di sentirmi insicura a mostrare il mio corpo davanti a tanta gente. Dovevamo mettere in scena un rapporto a tre e io dovevo fare la classica ragazza sexy che seduce il ragazzo impacciato. Non sempre riesci a sentirti subito a tuo agio, anche perché sai che in molti ti vedranno e non sempre le persone sono corrette”. Ci dice anche che sul set di Blocco 181 era presente un Intimacy Coach, una figura oggi necessaria per garantire l’intimità tra gli interpreti e ovviamente la buona riuscita della performance attoriale. “Era una sessuologa molto in gamba, ci aiutava a coordinare le coreografie e ci ricordava che potevamo fermarci quando volevamo. I tempi del cinema forse sono più adatti a garantire questo genere di attenzioni mentre, purtroppo, nelle produzioni seriali c’è materialmente meno tempo e spesso, nella frenesia generale, la troupe neanche realizza che sei nuda. Eppure sul set di Blocco 181 sono stati tutti rispettosi e discreti, come dovrebbe sempre essere. La fiducia che hai nei tuoi collaboratori è fondamentale per superare le tue insicurezze e far sembrare comoda la coreografia della scena”, continua Laura. 

In sostanza l’aspetto più complicato resta quello legato alla capacità di sembrare sempre spontanei, naturali, veri, avere il controllo di una performance che evoca l’assenza di controllo, quella dell’estasi amorosa e passionale che si risolve solamente con il contatto fisico. 

Faccio notare ad Andrea come tutti e tre abbaiano avuto qualche esperienza teatrale agli inizi, un contesto in cui la fisicità e il contatto sono fondamentali. Concorda:

“La recitazione è sempre sulla soglia tra il controllo e la sua assenza, e in questo la fisicità è fondamentale. Nella difficoltà fisica si deve vedere il divertimento e la leggerezza della passione, la nudità del rapporto”. 

– Andrea Dodero

Tutti concordano sull’assenza di imbarazzo, un dato che indica professionalità ma anche un legame sincero tra i tre. Come poteva essere altrimenti dopo una convivenza di sette mesi, in cui si è condiviso praticamente tutto? Alessandro ci racconta velocemente dei mesi passati a provare le scene, entrare in confidenza coi personaggi e a condividere racconti di vita, dopo aver alloggiato insieme nella stessa casa. “La grande connessione che c’era con Andrea e Alessandro mi è stata estremamente utile per l’interpretazione” sottolinea Laura. “Abbiamo lavorato insieme per davvero tanto tempo e abbiamo condiviso frammenti di vita e cose personali. Con loro mi trovo davvero molto bene, inizialmente stavamo sempre insieme e questo è stato di grande aiuto per le scene di intimità”. 

Dall’altro lato della narrazione, Bea compie una vera e propria scalata gerarchica nel contesto della misa – la sua fazione – rovesciando lo stereotipo che vuole il crimine come oggetto esclusivamente maschile.

“All’inizio ero insicura su cosa volessero da me. La cosa difficile è stata interpretare una donna latina che non ha paura in un contesto in cui è continuamente messa nella posizione di essere terrorizzata. Anche per questo tutto il personaggio è studiato sul rapporto che ha con gli uomini e coi loro pregiudizi. Bea si confronta con un ambiente machista”. 

– Laura Osma
Laura Osma

Ma oltre a questo Bea è la chiave per portare alla luce la vera natura del rapporto tra Ludo e Madhi, nel trasformare in amore quella che prima era interpretabile come semplice amicizia. I due personaggi maschili non potrebbero essere più diversi tra loro. 

Alessandro definisce il suo Ludo come un bambino in un grande parco giochi senza nessuno con cui giocare: “è un personaggio complicato da affrontare e a me, personalmente, abbastanza estraneo. La sfida era capire cosa ci fosse dietro la facciata della Milano bene che lui in parte incarna. È il meno collocabile, non ha una fazione precisa e, metaforicamente, anche in questo senso è fluido. Dovevo calibrare il suo privilegio col suo disagio”. 

“Ludo e Bea sono attratti dall’eccesso, a differenza del mio personaggio,” spiega invece Dodero. Il Mahdi di Andrea è un criminale dall’animo buono e rimasto intrappolato nelle gerarchie del Blocco. È un gentile e pacato protettore delle vie dello spaccio che, grazie a Ludo e Bea, imparerà ad abbandonare il suo lato più muscolare, a non resistere agli impulsi e al desiderio. 

Alessandro sostiene che “Tutti tre i personaggi sono fondamentali l’uno per gli altri in questo rapporto poliamoroso” ma come sostiene Laura si amano in modo diverso: “Bea cerca l’estasi e l’eccesso nell’amore che prova per Ludovico mentre quello che ha per Mahdi, nonostante il conflitto tra loro, risponde a una voglia di tenerezza e protezione”. La traiettoria sentimentale e carnale, questa volta, attraversa tre individui che si completano a vicenda. 

‘You, me, her’, ‘Lola Darling’ oppure ‘Vicky, Cristina, Barcelona’ sono esempi di racconti audiovisivi già inclini a raccontare il poliamore. In Italia sono ancora rari gli esempi in cui il rapporto poliamoroso è stato narrato in modo convincente per il grande pubblico.

“Volevo interpretare Ludo perché ero affascinato dall’idea di una storia gender-fluid sullo sfondo di Milano. Il poliamore era un tratto della narrazione che mi ha subito interessato perché penso si debbano raccontare tutte le sfumature del reale. Non è una questione di richieste del pubblico ma del mondo che cambia.”

– Alessandro Piavani

In fondo è proprio questo rapporto amoroso a dare ai tre la promessa di un riscatto esistenziale come dice Andrea, che ha vissuto l’amore che Mahdi ha per Ludo e Bea come la chiave di accesso al mondo esterno. 

La sessualità e l’affermazione del sentimento tramite il corpo, tra tutti e tre gli interpreti, diventa la via per la propria emancipazione e lo spontaneo venire alla luce di un legame intimo e sincero tra questi individui che la società separa nel più crudo e triviale dei conflitti. In questo senso, Blocco 181 racconta il lato sovversivo dell’amore senza definizioni e, fondamentale, lo fa senza retorica. Come nota Alessandro, spesso raccontare storie che si discostano dai canoni significa necessariamente legarle a tragedie o contesti difficili: “Nessuno dei tre drammatizza o si interroga sulla propria sessualità: semplicemente la sentono”. 

“Spesso oggi ci si confonde parlando di poliamore” dice Laura. “Si pensa voglia dire amore libero ma questo non dovrebbe essere lo stesso presupposto di una relazione tra due persone? Il poliamore non è un modo per evitare il compromesso della fedeltà, né un’esplorazione o una via di fuga. Eppure le regole e la fiducia devono essere fondamentali in un rapporto, per quanto faticose. Si fa fatica in due, non mi immagino in tre!” conclude ridendo. 

Quando si parla di creatività e amore nella stessa conversazione, con tre talenti vivaci e famelici come quelli di Laura Osma, Alessandro Piavani e Andrea Dodero, si rimarrebbe a discutere per ore ma il tempo è tiranno, sopratutto per questi giovani attori impegnatissimi. Andrea ha da poco terminato le riprese di ‘The Good Mothers’, una serie che vedremo presto su Sky, Laura quelle di un dramma HBO che uscirà in Colombia e infine Alessandro si trova sul set del suo prossimo film. Geograficamente distanti ma ancora profondamente legati, ognuno di loro non vede l’ora di ritornare sul set per la seconda stagione di ‘Blocco 181’, già riconfermata dopo il grande successo della serie. È stata per tutti e tre un’esperienza fondamentale, terribile e fantastica al tempo stesso. 

“A pensarci adesso avrei avuto meno ansie ma è facile dirlo quando si ha finito. Mi sono affidato agli altri attori e ho fatto bene” afferma Andrea. Continua dicendo:

“Salmo (che nella serie è anche interprete oltre che supervisore creativo e musicale) è stato fondamentale sul set e ci ha permesso di sentici pienamente a nostro agio. Si faceva chiamare Maurizio e accoglieva ogni consiglio sulla recitazione”. 

– Andrea Dodero

A proposito di recitazione, Alessandro sorride a pensare come una volta raggiunta Londra per studiare abbia notato come la gente avesse smesso di chiedergli cosa facesse di lavoro, per davvero.

“In Italia quando dici che fai l’attore ti guardano ammirato e poi ti chiedono cosa fai per vivere, non prendono seriamente la cosa. C’è bisogno di persone che riconoscano che l’arte è un lavoro”.

– Alessandro Piavani

Su questa nota dolente chiediamo loro di dare un suggerimento a chi vuole fare della recitazione la propria vita ed è ancora agli inizi: in sostanza, il consiglio che questi tre attori darebbero ai Laura, Alessandro e Andrea di qualche anno fa è di non disperare e non arrendersi mai. “Sembrerà paternalistico ma se si vuole imboccare questa strada bisogna volerlo” dice Alessandro. Per Andrea è anche una questione di istinto: “bisogna buttarsi, capire quello si sente. Se si segue l’istinto dopo non si avranno rimpianti”. Infine, Laura specifica come non sia una faccenda di performance e tecnica, almeno non solo: “bisogna rimanere curiosi e stare attenti al comportamento umano, a come vivono le persone intorno a noi”. Poi sorride e aggiunge una cruda e cristallina verità: “ah, inoltre risparmiate i soldi! Quelli sono abbastanza importanti”. 

È lei a concludere questa intervista con una lucida considerazione su questa serie:

“questa love story insegna che l’amore non è una questione di possesso. Possedere e amare sono due cose diverse e, soprattutto, è possibile amare in modi diversi proprio come Bea ama differentemente Mahdi e Ludo. Spesso nella vita classifichiamo gli affetti ma sono semplicemente diversi tra loro”. 

– Laura Osma

Blocco 181 è una guerra tra gang ma anche un romanzo di formazione amorosa: si diverte a trovare nuovi modi di narrare una storia romantica, dimenticando i canoni e spingendoci verso tinte iper realistiche. 

Quello che è certo è che il vero nucleo espressivo del progetto rimangono questi tre attori promettenti e la libertà del sentimento tra i loro personaggi: un affetto che nasce tra spari e cemento senza risultare mai anomalo, come la più classica e antica delle epopee sentimentali ma che non ha paura di abbracciare tutte le sfumature del presente, aprendo il racconto amoroso a nuovi approcci narrativi. 

About Author /

Matteo Bonfiglioli nasce a Modena a metà anni novanta. Allo scoccare del millennio impara a scrivere e si innamora del cinema e del teatro. È proiezionista, recensore, monologhista e fruitore seriale di ogni tipo di narrazione. Laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Cinema, Fotografia e Televisione e diplomato all’Università IULM di Milano in Drammaturgia e Arti del Racconto, scrive su diverse riviste di Cinema e Cultura. Continua a studiare e amare la finzione che parla della realtà.

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