Andrea Lamedica: la fotografia come esplorazione del moto e narrazione della fragilità umana
Il percorso del fotografo romano in evoluzione verso una lettura soggettiva del mondo capace di toccare l’animo dell’osservatore
Classe 1997 e milanese d’origine, Andrea Lamedica è un fotografo e videomaker freelance che lavora tra Roma, sua città natale, e Parigi.

Ad oggi ha collaborato con alcune tra le più importanti case di moda – come MiuMiu, MSGM, N21, Valentino, Kappa, Umbro, Dr. Martens, Puma – e i suoi progetti editoriali sono stati pubblicati in varie riviste.

Il suo ultimo lavoro è un cortometraggio con il quale spera di partecipare ad alcuni festival cinematografici.
L’opera è girata nella camera di un albergo, dove un gruppo di hostess trascorre il tempo libero a disposizione in attesa del volo successivo.
Il momento focale del film arriva quando uno dei personaggi ha un’importante rivelazione, con successive ripercussioni sullo sviluppo della storia.
Per Andrea, la fotografia e il mondo della moda sono stati una grande passione sin da adolescente.


Infatti, durante gli anni delle scuole medie spesso si divertiva ad allestire set fotografici, mentre gli amici si improvvisavano modelli con vestiti, trucchi e accessori per calarsi nell’atmosfera del set. Esattamente come accade alla protagonista del suo ultimo corto, il giovane creativo ha poi avuto la sua di rivelazione: qualche anno più tardi, realizza infatti che quel semplice passatempo sarebbe diventato il suo obiettivo professionale.


Il fatidico momento arriva quando la professoressa di diritto delle scuole superiori mostra alla classe ‘Lost in Translation’ di Sofia Coppola, un film profondamente sentimentale costruito attraverso scene narrative, capaci di trasmettere le emozioni dei protagonisti, spesso taciute ma sempre espresse attraverso i volti e le ambientazioni del film.

Andrea capì che attraverso la fotografia desiderava toccare l’animo della gente, così come il film della regista americana era riuscito a toccare il suo.
A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare da un aspirante fotografo, all’università ha proseguito gli studi teorici in cinema, preferendo approfondire la parte umanistica e concettuale prima di quella tecnica.
Frutto della sua attenzione per la dimensione umana sono immagini che riflettono il lato più oscuro della realtà contemporanea, che compare spesso in ambientazioni dalle sembianze futuristiche e alienanti al tempo stesso.

A enfatizzare questo effetto sono i colori dalle tonalità cupe o all’opposto abbaglianti, i quali creano effetti contrastanti con i grigi e i neri sullo sfondo. I protagonisti sono ripresi nella loro fragilità, apparendo quasi disassociati e persi nel vuoto dello spazio circostante.
Dal lato tecnico, Andrea si concentra sullo studio del movimento, ossia l’esplorazione del moto dei soggetti tanto nei video così come nella fotografia, per quanto questa sia di sua natura statica.
Il fulcro del suo lavoro è la continua ricerca in quello che lo circonda, e soprattutto nei suoi principali interessi: il cinema e l’arte figurativa. È così che giunge a reinterpretare il mondo restituendone una visione soggettiva e una lettura profondamente personale.








