Bitternessjuice, lo spiritello con il porcello

CAPITOLO II

Rubrica a cura di Nicole Pizzetti


Pensiamo spesso che l’inquinamento sia qualcosa di presente, attuale, ma che non può intaccarci: un problema marginale, sempre procrastinabile rispetto ai piccoli ma enormemente enfatizzati problemi della nostra quotidianità.

Su dati del registro E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register), l’associazione ambientalista calcola che dal 2007 al 2017 gli impianti industriali abbiano immesso ben 5.622 tonnellate di sostanze chimiche in fiumi, laghi, falde e mari, secondo le dichiarazioni delle stesse aziende. Infestati dai rifiuti – non solo plastiche e microplastiche – ma anche rifiuti industriali come pesticidi, antibiotici, creme solari, cosmetici e infine, non per importanza, altri additivi chimici.
In India ogni anno oltre 1 milione di bambini muore di malattia diarroica. Certo, gli effetti dell’inquinamento dell’acqua nei paesi industrializzati si notano meno, questo perché sono più subdoli.

Quando sentiamo parlare di inquinamento dell’acqua pensiamo ai paesi del terzo mondo e releghiamo quel problema nel cassetto del “non è un problema mio”. Come se l’inquinamento potesse essere recintato o come se i mari non comunicassero tra loro.

Le nostre acque sono diventate un mix di veleni e nei casi più gravi anche le falde acquifere sotterranee. Peccato perché amici miei, l’acqua è vita.

Attaccherò un pippone quanto più scontato ma l’acqua è necessaria per l’agricoltura, per l’alimentazione, per gli insediamenti umani e per gli ecosistemi. Gli esseri umani e molti altri esseri viventi non possono bere acqua di mare: ciò significa che se arrivassimo ad alterare la composizione chimica dell’acqua – l’acqua dolce – assisteremmo a delle ripercussioni gravissime.

Avete mai pensato a quanto le nostre attività quotidiane possano cambiare un intero ecosistema?
Ogni piccola goccia che ognuno di noi produce un giorno si trasformerà in uno tsunami che non saremo più in grado di controllare.

Dato che l’acqua copre oltre il 70% del nostro beneamato pianeta e del nostro corpo, si tratta di una delle risorse più importanti per le persone e per l’ambiente e come tale va tutelata come fosse uno dei dipinti più belli creato da Da Vinci o chi preferite.
È quindi fondamentale essere consapevoli dell’inquinamento dell’acqua… e fermarlo.

Photo by Naja Bertolt Jensen, courtesy by the artist.

Senza entrare in un’inclinazione apocalittica del “siamo tutti fottuti”, in questo mio articolo voglio portarvi a riflettere insieme su cosa possiamo fare realmente per cambiare la situazione.
E qua ci saranno i soliti scettici che diranno: <<ma cosa posso fare io, piccolo cittadino quando il mondo e le sue risorse sono in mano alle multinazionali?>>.
Beh, diciamo che sicuramente le multinazionali sono enormemente responsabili del cambiamento climatico e dell’inquinamento esponenziale delle ultime 5 decadi, ma noi cittadini occidentali ci siamo crogiolati in questo sistema consumistico senza mai prenderci la briga di informarci, di capire cosa comportassero veramente le nostre azioni, non solo sull’ambiente e l’economia del mondo ma anche sulla nostra psiche (una componente umana purtroppo troppe volte accantonata nel dimenticatoio).

Nulla toglie, che il primo dovere dei cittadini è iniziare seriamente a prendere una posizione politica e personale a riguardo: siamo noi che dobbiamo riscattare il nostro diritto a non estinguerci, perché chi la crisi climatica la sta causando ha un solo Dio ed è il denaro. Tra l’altro, generosamente elargito proprio da noi.
Oltre all’impegno politico ci sono tantissime azioni che una singola persona può fare e che non richiedono nessun particolare talento o abilità, solo una buona dose di consapevolezza. Ed è solo questione di abitudine. 

Cosa possiamo fare noi

Oltre all’impegno politico che ognuno di noi dovrebbe avere pretendendo dal nostro governo misure vere e fulminee per contrastare questo fenomeno, ci sono tanti comportamenti e abitudini che, se adottati, potrebbero veramente fare la differenza. Alcuni esempi per togliere dalla nostra vita la plastica monouso: borraccia (scontato da dire, ma magari non per tutti); spazzolino: passa allo spazzolino di legno/bambù; comprare meno alimenti in plastica e prediligere lo “sfuso”; prediligere abbigliamento in fibre naturali – inoltre esistono sacchetti per la lavatrice che “catturano” le microplastiche, questi aiutano ad attutire la quantità di microfibre che vengono rilasciate dai tessuti durante il lavaggio -; usare il sapone solido, che riduce notevolmente l’uso di plastica dei prodotti da bagno e in generale di igiene personale (ma anche domestica come i prodotti per lavare le superfici); fare la raccolta differenziata corretta; inoltre non mangiare fauna marina, punto dolente per tanti, ma estremamente importante anche per un discorso di biodiversità ed etica che quindi merita un approfondimento a sé in un altro capitolo; Controllare anche i cosmetici: sebbene una recente legge vieti di utilizzare microplastiche nei prodotti cosmetici, è sempre meglio controllare gli ingredienti del prodotto (l’Onu stila un elenco di sostanze che indicano le microplastiche da individuare tra gli ingredienti dei cosmetici o dei prodotti per l’igiene: Polyethylene, Polymethyl methacrylate, Nylon, Polyethylene terephthalate, Polypropylene). 

Ci sarebbero altre migliaia di accorgimenti semplicissimi che ognuno di noi dovrebbe far diventare la propria “nuova” quotidianità, per migliorare il nostro ambiente e non solo. Eppure non è finita qui.

Trovo anzi che ci siano accorgimenti più sottili che dovremmo prendere in considerazione per schierarci una volta per tutte dalla parte giusta: quella del nostro futuro e non del denaro. 

  • Denunciare: non rendiamoci complici degli interessi delle aziende se questi equivalgono a sottrarci il nostro futuro. Ci sono moltissimi modi per denunciare anonimamente o riprendere ciò che avviene nelle aziende, non dobbiamo essere i primi a chiudere gli occhi e se uniamo le nostre voci allora il rischio sarà valso il cambiamento.
  • Fare da portavoce: tramandiamo il messaggio ai nostri cari, i nostri amici e chiunque intorno a noi, senza vergognarsi di mostrarsi sensibili ad un tema così importante e attuale.
  • Scegliere piccoli business che non alimentino grandi sprechi, paghe minime e la crescente verticalizzazione economica della società attuale;
  • Impegnarci attivamente: non basta firmare una petizione online.
  • Informarsi: ci sono tantissimi modi per aggiornarsi in tempo reale sulle atrocità che
    vengono commesse ogni giorno ai danni del nostro amato pianeta – e di
    conseguenza ai danni del nostro futuro.

Gli incendi che hanno propagato in lungo e in largo i nostri continenti durante quest’anno sono solo la punta dell’iceburg.
Come siamo riusciti a cambiare l’ecosistema in negativo, con piccole e grandi azioni di ognuno, saremo altrettanto in grado di farlo diventare una “casa” migliore per tutti? 

To be continued….

About Author /

Sono Nicole Pizzetti in arte Bitternessjuice, una ragazza di 25 anni Emiliana, regione ad oggi conosciuta più per l'Inquinamento che per i monumenti (purtroppo!)..Sono una sfortunata Partita IVA e come penso l'89% dei miei coetanei, alla costante ricerca della mia strada. La realtà a volte è difficile da affrontare e spesso ci troviamo spaesati difronte ad un accomunante senso di impotenza. Ecco sono qui per cercare di capire insieme chi e cosa siamo e vogliamo essere. Perchè nessuno mi ha mai insegnato che tutto cambia anche noi stessi e nel mentre per renderci tutto più facile, cambia anche il mondo. Cercheremo così di rimanere aggiornati e sintonizzati insieme su un unico canale: benvenuti in 'Back to Awareness'

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