Elena Gigliotti: il labile confine tra vita e finzione di un’artista che di recitazione si nutre quotidianamente

L’attrice si racconta dagli esordi nel teatro al ruolo da protagonista ne ‘L’invenzione della neve’ di Vittorio Moroni

Tanti articoli ne hanno elogiato il dinamismo attoriale, nonché il fascino magnetico e irreprensibile di donna verace, che va oltre i canoni stantii delle mode.

Ma una tale reputazione deriva da un lungo percorso di scoperta. Chi è Elena Gigliotti, attrice di cinema e teatro, protagonista travolgente de ‘L’invenzione della neve’ di Vittorio Moroni? 

Nata a Catanzaro nel 1987, Elena comincia a muovere i passi nel mondo della recitazione dopo il liceo.

Elena Gigliotti.

A lungo costretta a ritagliarsi spazi di sana solitudine, in un ambiente dove l’immaginazione non poteva sbocciare, approda infine alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova.

Qui le particolarità e le caratteristiche criticate dalle altre accademie teatrali, diventano un ricco patrimonio cui attingere, per trovare i propri punti di forza.

<<A Genova, tra i vicoli e le cantine, la mia vita si azzerò e ricominciò. Ero finalmente io, con dei compagni che mi capivano perfettamente perché simili a me, e al contempo diversissimi. E fu a Genova che conobbi i miei migliori amici, il futuro padre di mia figlia e il teatro >>

Nel capoluogo ligure Elena scopre la sua essenza, quella che nemmeno una terra così calda e cocciuta come quella catanzarese poteva disvelare. Una volta ottenuto il diploma, arriva il tempo del grande salto: Roma, la città eterna, che inesauribilmente nutre i desideri di tanti giovani incoscienti. Ma se non si è preparati, Roma può restituire molto duramente i colpi, quelli di una vita in cui i sogni tardano a prendere forma mentre il vuoto di un futuro incerto ti inghiotte.

<< A Roma è iniziata la mia vita normale: ho lavorato in un bingo, in un fast food, in una libreria…
temo di aver fatto anche la maestra in una scuola elementare gestita dalle suore!

Mettevo i soldi da parte per conoscere dei registi che potessero cambiare completamente il mio punto di vista.

Ho sempre desiderato ardentemente cambiare rotta, sgretolare le certezze, entrare in crisi >>

Ed è questo spirito di perseveranza che ha permesso alla Gigliotti di dare una svolta alla sua vita. Entra presto in contatto con Emma Dante, Gabriele Vacis, Giancarlo Sepe e Valerio Binasco, nomi di primo piano del panorama teatrale.

<< A Emma devo il gusto, la connessione con le origini, la carnalità, l’ispirazione artistica fatta di lingue incomprensibili, archetipi e devozione per il Sud. A Gabriele il rispetto del mistero, la centralità del gruppo, l’amore per la funzione sociale del nostro lavoro. A Giancarlo devo l’estrema libertà e la disciplina al tempo stesso, la passione sfrenata per la musica, la visionarietà, l’amore per il paradosso, la povertà, il corpo, il gesto, la fantasia. E a Valerio… devo tanto, perché abbiamo collaborato per circa otto anni, otto anni in cui ho provato a unire tutto ciò che avevo appreso in una forma altra, più matura e consapevole >>

La carnalità, il mistero, la società, la libertà e la disciplina. Tutte parole che hanno un peso specifico non indifferente, ma che appartengono a chi sa dove vuole arrivare, come Elena. Da qui, infatti, la sua esplosività artistica la conduce alle porte del cinema, dove la accoglie Vittorio Moroni: è l’incontro definitivo.

<< Vittorio Moroni mi ha resa protagonista del suo film, ‘L’invenzione della neve’, un progetto che mi ha cambiato la vita, mettendomi a tal punto a contatto con la maternità, da concludersi con una gravidanza reale. Lei è nata un anno dopo essere approdata a Venezia con il film: la mia piccola Lou >>

Sì, perché ne ‘L’invenzione della neve’ Elena interpreta una madre del sud che vorrebbe ottenere l’affidamento della figlia. Qui l’attrice sfida le sue origini, la sua identità di donna e quella stessa profonda società che tanto ha contribuito alla sua formazione professionale e umana. In questa pellicola è proprio lei la vera invenzione, quella segnalata dal titolo, la reinterpretazione dura e commossa di una vita all’insegna dell’arte.

<< Mi ha dato la possibilità di misurarmi con un grande ruolo, molto complesso e sfaccettato. Prima di questo momento il cinema era per me un tabù, perché ho spesso pensato che il mio volto non fosse adatto. Di conseguenza, ho sempre visto la macchina da presa come una specie di mostro che ampliava i miei difetti, la mia diversità. Aver trovato un’agente (Federica Rosellini, Link Art) disposta a lavorare proprio con questa diversità, ma soprattutto un regista disposto ad amarla, ha cambiato drasticamente la mia visione, almeno per tutta la durata delle riprese >>

Almeno fino al tempo dell’ultimo ciak, perché poi la ricerca continua. Una ricerca che per Elena è anzitutto identitaria, vitale. L’arte e i suoi tecnicismi non possono precedere, ma certo supportare un bisogno che è primariamente voglia di esprimersi e di condividere con qualcuno che si ama i frutti di tanta fatica.

<< Disimparo e imparo continuamente, in ogni ambito della mia vita, in una costante oscillazione tra il sì e il no. Questo mi interessa, anche se a volte mi addolora e a volte mi rende felicissima.

Non so neanche più io dove sia finita Elena, in questo prisma sfaccettato…e penso sia questo il senso del mio essere artista, parola che non mi fa paura. Crollo e mi rialzo. Vivo. Mi sento protetta dalle stelle, e due tra queste sono Gena Rowlands e Anna Magnani, fonti inesauribili di ispirazione. E poi la mia famiglia, inclusa quella artistica. E senza tralasciare mai le barbie e gli amici immaginari, con i quali non smetterò mai di giocare >>

About Author /

Mattia Cirilli nasce nel 2001 con la precoce passione per il cinema e tutto ciò che può dirsi arte. Dopo aver vissuto per vent’anni vicino a Milano, si laurea a Pisa con pieni voti in Discipline dello spettacolo e della comunicazione. Attualmente vive a Roma, dove frequenta i corsi della magistrale in Scritture e produzioni dello spettacolo presso la Sapienza. È titolista e articolista per diverse riviste di cinema e spettacolo. La sua più grande ambizione è quella di fare del cinema un lavoro, e nel frattempo si diverte a raccontarlo.

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