Gen_: ormoni, corpi e rinascite nel documentario di Gianluca Matarrese

Un film che ci porta dentro l’ospedale Niguarda ed esplora come i trattamenti ormonali, usati per diventare genitori o per iniziare una transizione, siano sempre strumenti per dare nuova vita

In una società che ancora fatica a riconoscere pienamente il diritto di ognuno a essere e generare, Gen_, il documentario diretto da Gianluca Matarrese e presentato in concorso al Sundance Film Festival, si addentra nel cuore di uno degli snodi più urgenti della nostra epoca: il corpo come territorio di autodeterminazione e come spazio in cui la medicina incontra desideri profondi, speranze intime e ostacoli normativi.

Girato tra le stanze dell’ospedale pubblico Niguarda di Milano e le silenziose montagne in cui si apre e si chiude il film, Gen_ racconta con sobrietà e intensità il lavoro del dottor Maurizio Bini, ginecologo responsabile di due reparti cruciali: il centro per la diagnosi e terapia della sterilità e quello per l’affermazione di genere.

Al centro del suo lavoro, ogni giorno, si incrociano i sogni di coppie che desiderano diventare genitori e i percorsi di chi intraprende una transizione di genere. Entrambi i cammini hanno un punto in comune: l’uso degli ormoni per dare inizio a una nuova vita. Letteralmente.

In questo senso, Gen_ non è semplicemente un documentario sulla fertilità o sulla transizione. È un film sull’origine. Sul prefisso “gen-”, come suggerisce il titolo stesso — che può richiamare genesi, genere, genealogia, genoma, generazione, genitali. È un film che osserva cosa accade quando il corpo diventa il centro di una trasformazione che è al tempo stesso biologica, psicologica, politica e, per molti versi, spirituale.

Il film di Matarrese evita volutamente toni sensazionalistici. Al contrario, sceglie un approccio asciutto, realistico, senza mai rinunciare a un’intensa carica empatica. La macchina da presa si muove tra le visite del dottor Bini, i colloqui intimi con i pazienti, le telefonate, i momenti di pausa. La regia registra tutto con discrezione e rispetto, lasciando emergere l’aspetto umano prima di quello clinico. Il risultato è un’opera che riesce a restituire la complessità della medicina come gesto etico e relazionale, dove il confine tra scienza e cura è costantemente attraversato.

Il professor Bini, che nel film parla fluentemente anche cinese e arabo, si rivela una figura fuori dal comune: medico e filosofo, ginecologo e narratore, presenza carismatica che alterna ironia e profondità. Ha alle spalle una formazione umanistica oltre che medica, e questo si riflette nel modo in cui affronta ogni consultazione. Più che curare, accompagna. Più che intervenire, ascolta. Il suo motto — “sappiamo cosa facciamo, senza dimenticare cosa stiamo toccando” — diventa una sorta di etica operativa per affrontare quotidianamente tematiche come aborto, infertilità, disforia di genere, procreazione assistita.

Tra i pazienti incontrati nel documentario ci sono uomini e donne che cercano di diventare genitori nonostante l’età avanzata o aborti pregressi; giovani in fase di transizione che non si riconoscono nel proprio corpo; persone che si interrogano sul futuro e sulla possibilità di riconciliarsi con la propria identità. Non ci sono protagonisti in senso stretto, ma frammenti di esistenze che compongono un mosaico collettivo, fragile e potente allo stesso tempo. Matarrese ci invita a non guardare questi percorsi come casi clinici, ma come traiettorie umane piene di dubbi, forza, e lucidità.

L’ospedale Niguarda, pubblico e gratuito, diventa così una microcomunità di cura e autodeterminazione, in contrasto con un sistema globale sempre più orientato alla privatizzazione della sanità e alla mercificazione dei corpi. Il film affronta apertamente dilemmi legali e politici, come la disparità tra la donazione di sperma e quella di ovociti, o la contraddizione tra il trattamento degli embrioni ucraini e quelli palestinesi. Tuttavia, Gen_ non è un documentario di denuncia. Non è neanche una cronaca medica. È un’opera che mette al centro la ricerca individuale della felicità, e la complessa relazione tra i corpi e le istituzioni.

La natura, che appare nelle scene iniziali e finali, con il dottor Bini che cammina nei boschi alla ricerca di funghi, introduce un elemento di respiro e contemplazione. Quasi a suggerire che, per comprendere davvero il corpo umano, serva uscire dalle mura dell’ospedale e ritrovare un legame più profondo con la terra, il silenzio, il ciclo vitale.

Come già accaduto con La Dernière Séance, film precedente di Matarrese, anche in Gen_ ciò che conta non è tanto la trama, quanto la tensione emotiva e politica che attraversa i volti e le voci dei suoi protagonisti. Ogni scena è attraversata da un’urgenza silenziosa: quella di essere riconosciuti, ascoltati, accompagnati.

Nel confronto tra scienza e diritto, tra biologia e burocrazia, tra desiderio e possibilità, Gen_ ci ricorda che il corpo non è mai neutro. È sempre attraversato da significati, battaglie, progetti. E che, a ogni livello, la medicina — specie quando tratta con ormoni, identità, gravidanze, embrioni — non è solo tecnica: è responsabilità. È, nel senso più pieno, creazione.

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Jacopo Nardi nasce a Modena nel Dicembre del '91. Da sempre appassionato di letteratura - è un divoratore seriale di libri fin dall'infanzia - si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso l'università di Bologna per poi conseguire un master in scrittura presso la Scuola Dumas.

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