L’opera di Zion Lacroix inquieta, stupisce ed affascina coniugando diversi talenti e una doppia identità culturale turco-italiana in esplosioni di moda, musica, video arte e cinema

Il cinema è una questione di suggestioni. Dettagli, scorci, un lieve suono, ogni minuscolo elemento è controllato perché s’incastri con gli altri nel suscitare forti emozioni nello spettatore, nel suggestionare, appunto, la percezione delle immagini. La storia del cinema, governata col pugno di ferro dalla narrazione e dal dialogo, ha da sempre lasciato poco spazio a tutta quell’arte che opera fuori dagli schemi classici di facile fruizione, relegandola ad etichette come “underground”, “sperimentale” o “controcorrente”.

Zion Lacroix.

Ebbene, questi gli aggettivi sui quali si basa l’intero lavoro di Doğa Vurgun, nato a Istanbul nel 1992 e naturalizzato Italiano, in arte Zion Lacroix. Videomaker, musicista e visual artist, Zion risiede e lavora a Milano, dove gira video per marchi di moda e dove collabora con talent di diversi settori per la realizzazione dei suoi progetti, appunto sperimentali.

Ispirandosi alle passerelle di alta moda tanto quanto all’ambiente underground per eccellenza, il locale notturno, Lacroix utilizza luci dalle qualità stroboscopiche, commenta i suoi stessi video con voice-over esistenzialisti che vanno ad incastonarsi con il resto della musica e del sonoro, come la voce di un annunciatore pronto a presentare il prossimo abito in sfilata o il prossimo brano del medley. Le tematiche affrontate vanno dalla mercificazione del corpo, come in ‘Discord’, all’automazione che stanno subendo le vite degli individui, divenute ormai balletti robotici, come in ‘Prelude’.

Frame tratto da ‘Discord’, di Zion Lacroix.
Frame tratto da ‘Prelude’, di Zion Lacroix.

Ma la video arte di Lacroix si rispecchia anche in due altre identità: quella del filo-pubblicitario e del video musicale. La prima pone l’accento sui capi d’abbigliamento indossati da attori e modelli (la serie girata per PAP Magazine), sui loro accessori e sulla generale estetica – precisando che il valore artistico non viene mai assoggettato ai fini commerciali e che le due cose riescono a convivere con estrema disinvoltura –, mentre la seconda si manifesta prepotentemente, come influenza di maggiore ispirazione per il lavoro di Zion. 

Frame tratto da ‘The Field of Gray Dreams’, di Zion Lacroix.

‘The Field of Gray Dreams’, progetto originale girato nel 2022 da Lacroix, racchiude in sé tutte le qualità che permeano l’intera produzione dell’autore, che oltre alla carriera registica, vanta anche una prolifica produzione musicale ricca di collaborazioni avviata nel 2017.

‘The Field of Gray Dreams’ è un video musicale in tutto e per tutto, nel quale le immagini dialogano con la musica, scritta da Zion in collaborazione con Vox Delarge e Zek Burro. Come il titolo del corto può lasciar presagire, lo spettatore si ritrova catapultato in un mondo onirico, frammentato da un montaggio rapido sincronizzato col beat ipnotico e metallico della musica, invaso dalla presenza scenica di Mehmet Cerrahoglu, attore turco dal volto inconfondibile, che straborda dallo schermo e risveglia in chi guarda qualcosa di primordiale.

La musica, ritmata e insondabile, si mescola con un sound design curato nei minimi dettagli, sposo perfetto della ricca fotografia che va a patinare l’intero progetto conferendogli un look da incubo conturbante e incomprensibile. Nel complesso, il corto si muove con destrezza inquadrando il corpo del suo protagonista come nei migliori commercial di moda, ponendo al centro il sonoro come ogni music video che si rispetti, ma soprattutto evocando sensazioni che solo arte autenticamente sperimentale potrebbe risvegliare.

Coniugando i suoi diversi talenti e la sua doppia identità culturale turco-italiana in esplosioni di moda, musica, video arte e cinema, l’opera di Zion Lacroix riporta la mente ai corti provocatori e sovversivi di Kenneth Anger, ai primi esperimenti onirici di David Lynch e a quei video che furono il successo di MTV nei primi anni Novanta, folli e disturbanti, eppure fondamentalmente ipnotici.

Frame tratto da ‘The Field of Gray Dreams’, di Zion Lacroix.