Il visual storytelling di Stefano Grilli: l’arte di saper raccontare storie senza usare le parole
Sotto il segno di Scorsese, Fincher e Aronofsky si muove il cinematografo ferrarese che firma i suoi lavori con quella “sensibilità narrativa” che da sempre lo caratterizza
Fin dalle origini il cinema mostra di avere una vocazione predominante: raccontare storie. Il primo a salutare l’incontro tra cinema e narratività è il semiologo francese Christian Metz. Pensiamo poi ai lavori di registi pluripremiati come Martin Scorsese, Darren Aronofsky e David Fincher. È sulla stessa linea che si muove il cinematografoferrarese Stefano Grilli, in bilico tra tecnica e sensibilità narrativa.
Il grande viaggio del direttore della fotografia nel mondo del visual storytelling ha inizio a Ferrara. Dopo lo studio dei princìpi del cinema e della regia, Grilli ha affinato per dieci anni le sue capacità come assistente alla macchina da presa, un ruolo che gli ha permesso di padroneggiare gli strumenti del mestiere sviluppando senso intuitivo e occhio critico.
A Grilli non serve avere un eroe buono a cui contrapporre uno cattivo, lui “distrugge” la struttura della fiaba antica e dimostra che è possibile narrare una storia utilizzando semplicemente delle immagini.
È comunicazione visiva quella di Stefano Grilli, la stessa di cui ci parla anche il graphic designer italiano Giancarlo Iliprandi di cui scrive: “La fotografia contribuisce, con le proprie immagini, a completare la comunicazione visiva”, ma in alcuni casi diventa “l’elemento fondamentale nella costruzione dell’immagine” e, nel nostro caso, nella costruzione di un racconto.
Stefano Grilli, con il suo lavoro ,rende possibile tutto ciò e, a noi, basterebbe guardare anche solo uno dei tanti progetti a cui ha partecipato per rendercene conto. Ne è un esempio ‘Sola in discesa’, cortometraggio diretto da Michele Bizzi e Claudia Di Lascia, di cui Grilli è direttore della fotografia.
Presentato al Giffoni Film Festival 2020, il cortometraggio racconta di una donna che, in un ascensore simbolico, ripercorre la sua vita e incontra tutti gli uomini che hanno abusato di lei fisicamente o psicologicamente. Viviamo così in maniera soggettiva, attraverso gli occhi della protagonista, le azioni e i simboli di violenza nei confronti di tutte le donne. Nel frattempo, l’ascensore scende e la protagonista diventa via via più giovane fino a diventare una bambina. È grazie a queste poche ma potenti immagini che lo short film affronta tematiche delicate quali l’aborto e la violenza sulle donne.
Grilli si muove sotto il segno di registi e direttori della fotografia acclamati dal grande pubblico e dalla critica più severa. Da Aronofsky prende la narrazione cruda ed emotiva, come accade in ‘Sola in discesa’. Di Martin Scorsese ammira, invece, le narrazioni dinamiche e la forza con cui i personaggi escono dallo schermo penetrando l’immaginario collettivo. Infine, del cinema di Fincher riprende la suggestiva composizione delle immagini. È fortissima la passione del chinematographer per il regista di Fight Club, basti pensare al lavoro di Grilli in ‘Le jour d’après’, cortometraggio del 2020 diretto da Lisa Carletta e presentato al Fashion Film Festival di Milano, al Fashion Film Festival di Amsterdam e al Ce l’ho Corto Film Festival di Bologna.
Lo short film di cui Grilli è direttore della fotografia, è ambientato in una realtà in cui gli individui, dopo anni di lockdown, possono finalmente uscire dai loro “mondi sterilizzati”. Ma ciò che in realtà provano è una strana sensazione di eccitazione e ansia, di desiderio e, al tempo stesso, di paura dell’altro. La lontananza dalle persone e dagli affetti, da temporanea è diventata una monotonia duratura. Il mondo ha dormito a lungo, ciò che era ordinario non esiste più. Nessun ricordo di un sorriso, di un volto, del suono di un’altra voce, della sensazione di essere toccato, dell’odore di qualcun altro. Tutto dimenticato. Ed è così che il desiderio di un tempo si è trasformato in paura.
Tra gli ultimi lavori cinematografici a cui Grilli ha preso parte spicca la la serie documentaria ‘Yara, oltre ogni ragionevole dubbio’, diretta da Gianluca Neri e prodotta da 42 productions, distribuita su Netflix a partire da luglio 2024. Il programma, suddiviso in cinque puntate, ripercorre le indagini e la vicenda di cronaca nera molto nota in Italia di Yara Gambirasio.
Tutto questo e molto altro è Stefano Grilli, classe ’82, che con i suoi lavori spazia dal grande cinema ai video musicali, collaborando con artisti affermati quali Ghemon, Motta, Willie Peyote e Francesca Michielin, passando per la moda e per la pubblicità. Una collaborazione degna di nota è quella con il magazine annuale Arcipelago, lanciato da C.P. Company, per il progetto contenuto nella issue 5 con Roberto Baggio, diretto da Enrico Cerovac e girato interamente in 16mm.
Nel mondo del fashion Grilli ha collaborato con alcuni dei migliori designer e marchi come Hogan, Vogue, Tally Weijl, Max Mara, creando campagne visivamente sbalorditive che hanno messo in risalto l’estetica dei capi e hanno affascinato il pubblico. Tra i progetti più importanti a cui Grilli ha partecipato spiccano: quello con Diesel – per la linea lingerie – in collaborazione con Rihanna e diretto da Jacopo Farina; quello diretto da Kevin Kok per Napapijri, girato ai piedi del monte Rosa; quello con VR Equipment, collezione tech-performance disegnata per Valentino Rossi e dedicata agli sportivi.
Nei suoi lavori pubblicitari, invece, Grilli riesce abilmente a bilanciare le esigenze commerciali dei progetti con la sua visione artistica, producendo lavori accattivanti per l’occhio senza tralasciare l’essenzialità del messaggio che vuole trasmettere. Ricordate lo spot di Melinda “Evelina”, quello con l’emblematica frase: “Rock come il terreno che la nutre”? Grilli non ha lavorato ad una semplice pubblicità ma ad una storia: quella di un rocker e di una ragazza.
Nel cinema narrativo Grilli eccelle nell’uso della macchina da presa per creare tensione ed evocare forti emozioni nel pubblico. Che sia un cortometraggio, uno spot o un video musicale, una cosa è certa: lo stile di Grilli si distingue sempre per la sua ricchezza visiva e per la sua profondità narrativa.