Marco Donnarumma, l’artista che mette in scena una drammaturgia sonora con il corpo

Con le sue performance, installazioni e dispositivi tecnologici indossabili, trasforma il corpo umano in fonte sonora, campo di sperimentazione sensoriale e di resistenza politica

In un’epoca in cui il corpo umano viene spesso filtrato, manipolato o reso invisibile dalla tecnologia, l’artista e ricercatore Marco Donnarumma sceglie di portarlo al centro della scena.

Nato a Napoli nel 1984 e oggi di base a Berlino, Donnarumma è un pioniere della performance contemporanea, capace di fondere in modo radicale biomeccanica, sound art, coreografia e intelligenza artificiale.

Il suo lavoro si muove lungo il confine, spesso labile, tra arte e scienza, umano e artificiale, interno ed esterno.

NIGREDO – Marco Donnarumma

Con oltre quindici anni di ricerca transdisciplinare alle spalle, le sue opere non si limitano a mettere in dialogo corpo e tecnologia: le attraversano, le contaminano e le riscrivono.

La pratica artistica di Donnarumma prende forma in performance, installazioni, film, opere sonore e fotografiche, tutte fondate su un elemento chiave: il corpo, esplorato come soggetto politico, oggetto tecnologico e sorgente sonora. Le sue creazioni si basano su un sistema di dispositivi da lui stesso sviluppati, come XTH Sense, un’interfaccia biofisica indossabile che capta suoni muscolari e impulsi fisiologici per trasformarli in composizioni sonore.

È così che il suono del corpo – il battito cardiaco, la contrazione dei muscoli, il flusso del sangue – diventa materia viva per costruire drammaturgie sensoriali che parlano di potere, fragilità, resistenza. Il corpo, per Donnarumma, non è solo strumento, ma protagonista.

Nei suoi lavori, la pelle, i muscoli e gli organi diventano medium narrativi. Il suono non è mai decorativo o accompagnamento, ma la manifestazione concreta di una presenza fisica amplificata, a tratti disturbante, che mette a disagio e incanta allo stesso tempo. Come nel caso di Ominous, performance nella quale due biosensori collocati sugli avambracci dell’artista catturano le vibrazioni muscolari e le trasformano in suono. I gesti diventano coreografie sonore, e la sala si trasforma in una camera d’ascolto del corpo vivo.

Il suo è un approccio ibrido e consapevolmente destabilizzante. L’artista rifiuta le separazioni nette tra media: danza e sound design, scienza e spiritualità, femminismo e tecnologia convivono in uno stesso ecosistema. I lavori di Donnarumma sono spesso rituali contemporanei che sfidano la percezione, smontano lo sguardo normativo e lasciano emergere forme ibride, corpi aumentati, creature post-umane.

In Corpus Nil, ad esempio, esplora lo stato limite del “corpo zero”, un’entità non ancora definita, al confine tra umano, macchina e mostruoso. In Amygdala, una scultura robotica interattiva, mette in discussione il modo in cui vengono rappresentate le entità ibride nella cultura contemporanea, sovvertendo l’immaginario iper-sessualizzato spesso attribuito ai cyborg.

La sua produzione artistica non è mai autoreferenziale: nasce da una riflessione lucida sul presente, in cui l’estetica si fonde con un rigore scientifico e teorico maturato nel tempo. Dopo una formazione accademica che ha unito pittura, nuove tecnologie e sound design, Donnarumma ha conseguito un dottorato in arti, tecnologia, performing arts e teoria del corpo, al Goldsmiths College di Londra. La sua ricerca accademica si intreccia con pratiche artistiche complesse, sviluppate in collaborazione con laboratori di robotica, neuroscienze, studi sul suono e istituzioni culturali internazionali.

Non stupisce quindi che il suo lavoro abbia trovato spazio in oltre trenta Paesi, tra cui Cina, Brasile, Germania, Messico e Corea del Sud, ed eventi come Ars Electronica, Transmediale, Romaeuropa Festival, Biennale Nemo. Ha ricevuto premi prestigiosi come il Prix Ars Electronica, il Guthman Musical Instrument Competition, e il Digitalive Award, oltre a essere stato nominato Artista Scientifico dell’Anno dal Ministero tedesco della Ricerca per il progetto Amygdala.

Nelle sue performance più recenti, Donnarumma continua a sondare nuove forme di corporeità, spesso in chiave collettiva. È il caso di Humane Methods, creazione firmata dal collettivo Fronte Vacuo – da lui cofondato con Margherita Pevere e Andrea Familari – che mette in scena una distopia danzante fatta di performer umani, macchine e algoritmi. In questa pièce, la violenza contemporanea – politica, ecologica, mediatica – viene messa a nudo attraverso un linguaggio multisensoriale dove suono, movimento e luce generano una tensione tangibile.

Anche progetti come I Am Your Body interrogano l’identità sensoriale e politica del corpo, con particolare attenzione all’esperienza delle persone sorde e ipoacusiche. Questa serie, ancora in corso, intreccia performance, cinema e ricerca partecipativa, e riflette su come il suono possa essere non solo udito ma vissuto, toccato, attraversato. Per Donnarumma, infatti, il corpo sordo non è una mancanza, ma una potenzialità sensoriale che ridefinisce i confini dell’ascolto.

La dimensione sensoriale e percettiva è sempre centrale. L’opera-installazione Nigredo ne è un esempio emblematico: un’esperienza individuale in cui il visitatore, dotato di biosensori e seduto di fronte a uno specchio, viene sottoposto a stimolazioni visive, sonore e tattili che mettono in crisi la percezione del sé corporeo. Il battito cardiaco, la tensione muscolare e il flusso sanguigno diventano suono, luce, vibrazione. Il corpo interno – normalmente inaccessibile – emerge in superficie, costringendo chi partecipa a un incontro intimo con la propria interiorità fisiologica. È un corpo che si rivela e si smaschera, che diventa insieme sconosciuto e familiare.

Ciò che colpisce nel lavoro di Donnarumma è la capacità di evocare una corporeità “altra”, che sfugge alla rappresentazione tradizionale e si impone come oggetto di riflessione politica e poetica. La sua estetica è densa, viscerale, volutamente disturbante: interroga lo spettatore, lo scuote, lo rende parte di un processo percettivo che mette in discussione le categorie di normale e anormale, naturale e artificiale, umano e macchina.

Donnarumma non offre soluzioni, ma visioni. Le sue opere non spiegano, evocano. E in questo risiede la loro forza: nel mostrare che la tecnologia può essere usata non per nascondere il corpo, ma per renderlo visibile, vulnerabile, potente. In un’epoca in cui la corporeità rischia di essere anestetizzata, il suo lavoro ci ricorda che siamo carne, suono, movimento. Che ogni battito, ogni vibrazione, ogni impulso è già una forma di espressione.

In definitiva, Marco Donnarumma ci invita ad ascoltare ciò che normalmente resta muto. A riscoprire il corpo non come superficie da controllare o modellare, ma come territorio vivo, instabile, generativo. Un corpo che parla, urla, vibra. E che, proprio attraverso la macchina, può finalmente dire la sua.

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Jacopo Nardi nasce a Modena nel Dicembre del '91. Da sempre appassionato di letteratura - è un divoratore seriale di libri fin dall'infanzia - si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso l'università di Bologna per poi conseguire un master in scrittura presso la Scuola Dumas.

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