Art

Mitch Laurenzana: in/HUMAN

Specchiarsi nella plasticità di volti inumani contro un presente fatto di apparenze per affrontare emozioni somatizzate 

Lavorare con tematiche scottanti, estremamente contemporanee è sempre remare contro corrente. Il progresso spaventa e spesso lascia senza parole; ma nel caso dell’arte di Mitch Laurenzana, la contemporaneità è come un’onda da cavalcare e da affrontare senza paura o nostalgia per il passato.

Mitch nasce a Modena nel 1983, ma espone per la prima volta solo nel 2022 a Torino: dopo una carriera da visual designer e art director di eventi e concerti di beneficenza, un periodo di crisi lavorativa gli ha dato la possibilità di reinventarsi e dedicarsi appieno alla sua arte. Fra le prime esposizioni vanno ricordate quella torinese, presso la Fiera Internazionale d’Arte Paratissima, e quella cremasca con cui l’artista s’è per la prima volta esposto al pubblico: con opere irriverenti e tridimensionali, cariche di sentimenti e pronte ad esplodere d’emozioni, i lavori iniziali di Laurenzana già lo inquadrano come artista ribelle, dedito a sconvolgere i canoni dell’arte intesa nel senso più classico. Opere che esondano, traboccano dalle cornici, opere impacchettate per essere spedite, opere assicurate da cinture di sicurezza, Laurenzana lavora con materiali di qualsiasi tipo per sfondare quella ormai sottilissima parete che divide la spazialità dello spettatore da quella del quadro.

Mitch Laurenzana, foto di Marcello Zagnoli.

Il progetto in/HUMAN ha in seguito occupato il suo estro creativo: tramite l’I.A. sono stati concepiti trentatre volti umani scavati e deformati in maschere grottesche, eppure pregni di umanità e carichi di tutta la gravitas che la condizione umana comporta. Esposte in spazi urbani abbandonati, proiettate su pareti, queste immagini hanno viaggiato da ambienti consoni all’urbex, alle sale di ‘On The Fringe NYC’, una mostra immersiva tenutasi nel 2023 a New York. L’atmosfera creata nelle sue installazioni è lo scarto fra il lavoro dell’artista e quello dell’Intelligenza Artificiale: le luci e le ombre dello spazio tagliano, mutilano ulteriormente le fattezze (dis)umane dei volti giganteschi, ne fanno risplendere gli occhi vuoti, ne sottolineano l’imponenza. Tutto questo è dovuto anche all’apporto artistico di Ema Grazioli, con cui Laurenzana ha collaborato per le immersioni sonore con cui gli in/HUMAN vengono esposti.

“Posso farlo anche io” è una delle critiche più comunemente mosse ad artisti che hanno deciso di condividere la propria arte negli ultimi anni. È mancata, in buona parte della produzione contemporanea “l’aura” che conferiva all’arte un’anima classicamente umana; eppure davanti ai giganteschi volti umani protagonisti del progetto in/HUMAN, con le loro cicatrici, le loro espressioni sfregiate, i loro sguardi feriti e profondamente tangibili, l’assenza auratica diventa una questione estremamente problematica. I volti sono infatti stati interamente generati dall’I.A., di preciso dai software OpenAI DALL-E 2 e Stable Diffusion. In questo caso, letteralmente tutti avremmo potuto “fare” queste opere col giusto comando e le indicazioni verbali più adatte, ma non tutti avremmo potuto organizzare lo spazio e la luce per metterne in mostra l’intrinseca umanità come ha fatto Laurenzana insieme a i suoi collaboratori. Al centro di tutto una netta condanna: “oggi siamo belli, ma senz’anima.”

Un po’ come questa arte “contraffatta,” generata in maniera spregiudicata da milioni di utenti avidi di immagini “belle,” ma irrimediabilmente vuote. La mossa, ancora una volta radicale, di Mitch Laurenzana è scegliere di utilizzare lo stesso medium dell’intelligenza artificiale per criticare come il mondo odierno sia completamente svuotato di qualsiasi sentimento autenticamente umano: la critica si muove su più piani, intersecando una serie di riflessioni progressivamente più complesse. Oltre all’ironico utilizzo dell’artificio per eccellenza nel creare volti umani, Laurenzana è responsabile dell’umanizzazione di questi volti, convenzionalmente brutti ma ricchi di anima. La bruttezza dei soggetti, riflette la freddezza della tecnica con cui sono stati creati, ma la loro spettacolare umanità dimostra sia che l’ossessione estetica del nostro mondo è fallace, sia che è possibile umanizzare persino una macchina. Laurenzana stesso afferma:

La pelle degli inHUMAN, i loro volti, riflettono tutte le nostre emozioni somatizzate, le lacerazioni provocate dalle nostre paure più profonde e dall’incertezza sul futuro; tumefatti dai graffi causati dall’egoismo travestito da falso altruismo.  I loro occhi sono in grado di mostrare le carenze che la nostra società si porta dentro

– Mitch Laurenzana

Attraverso gli occhi di in/HUMAN, Mitch Laurenzana si trova a sua volta ad affrontare l’occhio del ciclone della contemporaneità, da un lato sfidando i limiti tecnici della produzione artistica tradizionale, dall’altro condannando la vacuità di una società fatta di superficiali giudizi estetici.

About Author /

Olmo Giovannini nasce a Modena nel 2002: fin dall'infanzia dimostra una forte passione per il cinema, attraverso la quale arriverà a scoprire anche tutte le altre arti; musica, letteratura, videogiochi e pittura non sono "solo" stimoli per la curiosità di Olmo, sono anche chiavi di lettura per meglio sapersi approcciare al cinema stesso. Attualmente studia storia e critica cinematografica a Bologna, lavorando contemporaneamente a progetti di divulgazione culturale, in particolare cineforum e rassegne sia a Modena che a Bologna e pubblicazioni fra cui interviste, articoli di critica e di informazione.

Start typing and press Enter to search