Riccardo Bixio: il fascino della creazione e dell’impatto dell’immagine sul mondo
L’Art Director presenta a Not Yet il suo approccio all’universo della moda, la sua concezione dell’arte e l’approdo all’industria musicale
<< Da quando ho memoria sono sempre stato un individuo tranquillo che adorava leggere libri e accompagnare i propri genitori a messa la domenica. Può essere che io sia stato un bambino precoce: a dieci mesi potevo già parlare, a tre anni riuscivo a camminare, e tutto ciò che ricordo dei miei primi anni di scuola è che mi annoiavo tutto il tempo >>

Con queste parole Riccardo Bixio inizia a delineare un percorso personale che sfocerà in un futuro professionale dedicato a creatività, ricerca ed estetica. Un momento che a posteriori ha segnato la sua vita, come lui stesso racconta, è stato accendere il televisore su MTV e trovarsi ad assistere al videoclip di ‘Frozen’ di Madonna: “Quello che poi ho scoperto essere giusto uno dei tanti capolavori di Chris Cunningham ha cambiato la mia visione del mondo per sempre” – ammette.
Da quell’istante, si appassiona profondamente alle arti visive e alla letteratura, e ci si dedica divorando tutto quello che la biblioteca della sua zona e il suo eMule 56 kbps potevano offrirgli, attirato dalla parte più oscura, mistica e proibita delle cose.
Riccardo continua ad alimentare il suo interesse artistico orientandosi verso l’industria della moda, attratto dal potere affascinante e trasgressivo delle migliori menti creative di quegli anni. La campagna pubblicitaria di Gucci diretta da Tom Ford per Vogue nel 2003, dove il pube di Carmen Glass venne depilato a forma di “G” come l’iniziale del brand, segnò una sovversione per i ruoli di genere in maniera quasi giocosa, e sicuramente provocatoria: “Quella campagna pubblicitaria – spiega Bixio –mi dimostrò come il lusso e il glamour potessero essere controversi tanto quanto ciò che già apprezzavo”.


L’artista racconta come anche il suo background familiare abbia contribuito in parte a delineare le sue scelte di studio e di vita:
<< Vengo da una famiglia di lavori tradizionali, e i miei genitori non mi avrebbero mai concesso nulla di meno di una laurea magistrale. Quindi decisi di iscrivermi ad architettura al Politecnico di Milano, e nonostante io abbia sempre ammirato il processo concettuale e l’attenzione ai dettagli che si hanno in questo campo, ero sicuro fin dal primo giorno che non avrei lavorato un singolo giorno della mia vita come architetto >>
Lo sapeva così bene che subito dopo la laurea iniziò infatti a collaborare come art director con il suo partner, direttore artistico a sua volta e fotografo di professione: un sodalizio vero e proprio.
<< Da lì in poi, sono stato abbastanza fortunato e determinato da far sì che la mia passione diventasse la mia fonte di ricavo, potendo lavorare con alcuni dei più grandi brand e tra le figure più professionali in questa industria, inclusa la persona dietro la mia amata campagna pubblicitaria di Gucci del 2003: Carine Roitfeld >>


Saint Laurent, Dolce&Gabbana, Dsquared2, Moschino, Diesel sono solo alcuni dei marchi con cui Riccardo Bixio ha collaborato nel corso della sua carriera.
Dopo anni di attività nel campo della moda, il focus professionale è recentemente volto verso l’industria musicale, nella quale sta lavorando dedicandosi alla cura dell’immagine di artisti emergenti, un’esperienza che definisce tanto interessante quanto per lui inedita.
Parlando della sua visione artistica spiega: “Complessivamente definirei la mia estetica come un po’ di tutto, cosa che potrebbe sembrare come il “nulla” dall’esterno, ma in realtà è estremamente specifica, selettiva, e anche logica, ai miei occhi”.
Soffermandosi sulla sua percezione dell’arte e del lavoro creativo, Riccardo Bixio ammette infine di aver sempre creduto nel potere della bellezza:
<< Sono persuaso dall’importanza e dall’impatto che l’immagine e la creazione della stessa hanno sul mondo e sui posteri. E questo vale anche per ciò che si guarda da un punto di vista commerciale. Dopo tutto, Caravaggio dipingeva sotto commissione, quindi a pagamento, giusto? >>







