Nicola Alessandrini: trasformare in macro la micro gestualità sciamanica del disegno
L’arte murale riflesso di una cultura e di un immaginario personale che si nutrono di esperienze, suggestioni e rielaborazioni
La dimora dell’anima non è nella proiezione dei nostri corpi mutevoli, ma tra le pareti delle nostre case, nelle piazze, tra le vie che hanno custodito i segreti dei nostri pensieri. L’intimità di ciò che siamo viene sconvolta dalla consapevolezza del subconscio, ed è qui che Nicola Alessandrini, con il suo coraggio e la sua arte murale:
“indaga le superfici, i dettagli, gli anfratti di pensieri paludosi o sudaticci, di vegetali e creature, quelle anatomie, quelle morfologie in cui l’occhio possa condurre lo spettatore ad incastrarsi, intrecciarsi, perdersi”.
Lo sfondo della sua arte rimane la città, il cuore palpitante dei nostri vissuti, e l’unica protagonista la natura umana, fatta di carne ma anche di logiche dell’assurdo. L’arte anticonformista dà voce alla realtà e alla verità di chi siamo stati, siamo e saremo; tra il pensiero comune non espresso e taciuto.


Nicola Alessandrini, nasce il 31 dicembre del 1977 a Macerata e già dalle scuole elementari inizia a frequentare per due giorni a settimana un anziano artista maceratese, Eraldo Tomassetti, ex professore presso l’accademia di belle arti. Apprende da lui i primi rudimenti della pittura a olio, del disegno dal vero e soprattutto il saper “osservare” e ritradurre in chiave pittorica e personale la realtà.
S’iscrive poi all’accademia di belle arti di Macerata sezione pittura e durante quel periodo si avvicina al movimento Luther Blisseth, abbandonando poco a poco il disegno per abbracciare pratiche artistiche più sussurrate e meno evidenti: azioni di disturbo, micro installazioni, eventi dalle forti pulsioni patafisiche e dadaiste.


Dopo il diploma lavora come grafico e per otto anni la sua indole artistica rimane sospesa, pronta a risvegliarsi in modo del tutto naturale, attraverso l’arte murale. Il potersi esprimere per strada gli consente di interrompere le ley lines della quotidianità.
Parlare di resistenze e comunità, trasformare in macro la micro gestualità sciamanica del disegno, sono stati i principali fattori che hanno determinato il suo avvicinamento al muralismo. Nella sua realizzazione, rimane forte la ricerca di Nicola sul rapporto tra mondi antropologici ed ecosistemi naturali.
La riflessione su questi ultimi assurge a un ruolo di presenza animista: un mondo insondabile che vive, ci osserva senza giudizio e per questo ancor più crudele. Una vita che va oltre il nostro scibile che vibra, respira, striscia plasmando inesorabilmente la nostra realtà, così come noi plasmiamo la sua.



Per ventitré anni questo artista lavora all’interno di importanti aziende, nel campo della moda e dell’ animazione, sia come grafico freelance che come docente di progettazione grafica presso l’Istituto Italiano di Design di Perugia.
Ritiene che ciascuno di noi abbia una personale cultura visiva che si nutre di esperienze, suggestioni e rielaborazioni, concorrendo a costruire un immaginario personale.
Negli ultimi anni uno degli artisti da cui trae ispirazione per il modo scultoreo, fisico, di trattare i corpi e per il senso collettivo e popolare che ha della natura è Georges Dorignac, mentre da sempre in ambito murale Hyuro.

Fra i progetti più importanti a cui Nicola Alessandrini sta lavorando c’è il ‘Ratatà festival’, evento marchigiano di cui è co-curatore assieme ad un gruppo di artisti che lavorano in differenti ambiti culturali come fumetto, illustrazione e grafica a livello nazionale. Si tratta di un evento svoltosi dal 2014 a Macerata e dal 2024 a Jesi, che indaga i vari linguaggi del disegno contemporaneo internazionale attraverso esposizioni, mostre mercato di autoproduzioni, laboratori, incontri, concerti.
C’è poi il ‘Ma Project’, art run space perugino in cui è entrato da circa un anno e con cui porta avanti progetti corali di curatela mostre, residenze, fiere internazionali di settore, esposizioni personali. Infine, prosegue con l’insegnamento, come docente di Decorazione ed arte pubblica presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e di progettazione grafica presso l’IID di Perugia, in quanto ritiene che in questo mondo la compartecipazione e la condivisione di conoscenze e riflessioni sia una responsabilità civile, culturale e politica importantissima.



Nel suo grande e continuo contributo artistico, Nicola Alessandrini, ci fa soffermare sull’importanza di un termine imparato attraverso il suo lavoro da grafico: “Funziona!”.
Egli ritiene che un’opera d’arte non debba “funzionare”, non debba cioè portare lo spettatore in luoghi sicuri di appagamento visivo e quiete morale. Al contrario, forse ci si può ritrovare solo quando l’opera è manchevole e sdrucciolevole, quando riflette la finitezza e l’umanità di chi la crea e di chi la osserva, quando instaura con lo spettatore un serrato dialogo sulla reciproca fallacità, piuttosto che tentare di riempire i vuoti di senso della nostra esistenza.







