Alice Consonni tra la fotografia di moda e i progetti di riflessione sperimentale
Le armonie espressive dietro la ricerca e l’eclettismo di generi e stili della fotografa bergasmasca
Alice Consonni, ventotto anni e bergamasca, è una fotografa di moda eclettica, incuriosita dai lati più reconditi del mondo e dell’essere umano. Nei suoi lavori talvolta affronta esperienze personali, cercando sempre di scavare nel profondo per esprimere i lati meno raccontati della vita.

Ammette però di non riuscire a definirsi propriamente un’artista, in quanto le piace sperimentare nuove tecniche e approcci visivi per affinare di volta in volta le sue capacità e ridefinire il suo stile, in uno stato di continua ricerca.
I primi scatti risalgono al liceo artistico quando, guidata dalla passione per l’arte figurativa, ha cominciato ad esercitarsi ritraendo amici e conoscenti. Durante le superiori, si è così avvicinata alla fotografia come forma di manifestazione del mondo reale. Inoltre, la macchina fotografica era per lei lo strumento per tradurre tutto quello che non riusciva a esprimere a parole, emozioni o idee che poteva concepire sotto forma di autoscatto. Come raramente accade, i professori l’hanno supportata e guidata nell’esplorazione di questo mezzo, consigliandole i fotografi e registi più in sintonia con la sua personalità, che le hanno permesso di sviluppare la sua estetica.

Dopo le superiori, nel 2018 si è trasferita a Milano per attendere il CFP Bauer, un corso professionalizzante di fotografia. Qui ha ampliato il suo bagaglio artistico, studiando nuovi generi, tra cui la fotografia di strada, la natura morta e l’architettura.
Terminati gli studi, ha cominciato a lavorare come fotografa freelance, applicandosi in proprio e collaborando con diverse firme di moda. Tra queste Ermenegildo Zegna nel 2021 e l’anno successivo Moncler, per cui si è occupata di fotografare i look per-show, per Marni è stata invece fotografa e-commerce. Oggi è attiva su diversi progetti: campagne pubblicitarie, editoriali, fashion show, e-commerce, lookbook e lavori di post-produzione.



Nei primi anni, si è dedicata al rapporto tra uomo e natura, come si può vedere nel progetto intitolato ‘Mother Nature’. Qui il corpo delle figure viene avvolto da un ambiente naturale incontaminato, che la fotografa rende perfettamente attraverso colori luminosi e soavi. Da questa unione, le persone si riconnettono con i sentimenti umani primordiali, come in uno stato di purificazione e rinascita.

Allo stesso tempo, Alice ha una personalità curiosa e riflessiva che la spinge ad indagare il suo io e tutto quello che la circonda, specialmente ciò che l’appassiona maggiormente oltre la fotografia, come i manga, il cinema, la musica e la psicologia. Da questa esplorazione profonda può generarsi un momento d’ispirazione artistica che, infatti, ha segnato la transizione verso un’estetica più artefatta.
Punti di riferimento sono quei fotografi e registi appartenenti alla corrente surrealista, come il regista svedese Roy Andersson, le cui opere mettono in scena una società statica, lenta e fredda, e i cui effetti alienanti si manifestano nei corpi intorpiditi delle persone. Lo stile della fotografa assume poi dei tratti molto diversi da quello dei primi anni: la rappresentazione naturalistica lascia spazio ad immagini spesso oscure che si muovono all’interno di spazi dalle sembianze oniriche.

Tra gli esempi, vi è il progetto ‘Do Not Touch Me’,una denuncia degli effetti della violenza psicologica sulle persone. Per completare il lavoro, la fotografa è partita dalla sua esperienza personale, passando all’osservazione diretta di situazioni esterne, che infine ha supportato con la lettura di diversi studi psicologici sulla tematica. Un secondo progetto emblematico è ‘MOSTRO: Self-Portrait’s Quarantine Project’, una riflessione sugli effetti che gli strumenti della fotografia possono avere sulle immagini, riportando un’idea estetica dei corpi spesso lontana dal reale.
Nonostante le diverse influenze artistiche e culturali, tradotte in sperimentazioni di stile e genere, Alice Consonni è sempre stata guidata dai valori fondanti dell’amore e dell’inclusione, che prova a trasmettere attraverso l’armonia, ossia ciò che si nasconde dietro le forme e le composizioni apparentemente più distanti.
