In conversazione con la bassista e attivista texana che ha conquistato un posto tra i Fever333: dal forte ideale di impegno sociale con cui affronta la vita a come il viaggio insegni ad essere più consapevoli e solidali  

Bisogna spegnere il cellulare. Penso che prendersi del tempo per essere creativo sia importante in ogni campo. Che sia la musica, la pittura, o alcuni tipi di lavoro artigianale – mia sorella ad esempio ha un’attività di falegnameria –, ogni atto creativo può essere meditativo, può aprire il cuore e la mente, può essere spirituale. È necessario ricavarsi del tempo per avere quel momento di concentrazione che ti connette con qualcosa al di fuori dello schermo“.

– April Kae

È questo il pensiero guida che anima la vita e la carriera di April Kae, bassista, produttrice e attivista che oggi vive tra New York e Los Angeles. Nata ad Austin, è sempre stata vicina al mondo della musica, una passione condivisa dalla famiglia, a soli dodici anni capisce di volere imparare a suonare il basso e successivamente con la sorella Nikki crea un duo di indie-rock, le IMANIGOLD.

Solo pochi mesi fa Jason Butler, voce dei Fever333, la chiama per entrare nella loro rap-metal band, così April comincia subito ad immergersi nella loro discografia, studiandoli attraverso i loro lavori e i video su YouTube.

April Kae, foto di Dana Goldstein.

Attualmente sono in tour in Europa, un’esperienza che sta donando all’artista un senso di libertà e di forza che la coinvolge tanto fisicamente quanto spiritualmente. Uno dei concerti si è svolto nello stesso luogo in cui Hitler teneva i raduni di Norimberga: questo episodio la segna profondamente, in quanto donna ebrea afro-americana, trasmettendole un senso di orgoglio, ribellione e potere ancestrale.

Per April la musica è strettamente legata all’organizzazione comunitaria – un’attività a cui si dedica sin dall’età di quattordici anni – prevedendo la condivisione di risorse, la trasmissione di conoscenze e la possibilità di potenziare le altre persone. Questi elementi April li ha fatti propri, trasferendoli anche nella pratica dell’insegnamento: dal momento in cui ha iniziato ad imparare a suonare il basso, ha infatti cominciato ad insegnarlo e oggi impartisce lezioni online. 

L’insegnamento mi aiuta a trovare nuovi modi di spiegare e comprendere un argomento perché devi essere in grado di comunicare quell’informazione a qualcun altro in modo che capisca. Esso ti costringe a guardare un argomento da molteplici punti di vista e ti espone ad altri modi di pensare“.

– April Kae

Nell’era dei social la comunicazione avviene soprattutto virtualmente ed April usa questi strumenti sapientemente per trasmettere le sue passioni e i valori in cui crede. Ed è proprio grazie alla condivisione mediatica che l’artista è riuscita a riscuotere il grande successo di oggi: dopo che nel febbraio del 2021 ha pubblicato un reel su Instagram con la cover di ‘Up’ di CardiB, il numero dei suoi seguaci è passato da 80 mila a 200 mila in meno di due mesi, per arrivare oggi a 550 mila. Per quanto fare sentire la propria voce sia importante per April rimane fondamentale prendersi del tempo da dedicare al proprio potere creativo e alla riflessione sulla realtà in cui viviamo. È proprio lei, in un’intervista, a raccontarci del suo lavoro, dei valori che accompagnano la sua esistenza e della sua visione personale sull’oggi.

April Kae, foto di Dana Goldstein.

La relazione che molti artisti emergenti hanno con i social si sta rivelando sempre più importante. Quali sono, secondo te, gli aspetti positivi e negativi delle piattaforme digitali?

Gli aspetti positivi sono la connessione e la comunità. È un modo per trovare persone aperte ai tuoi stessi interessi. Così facendo, i social possono essere un ottimo strumento di costruzione della comunità. Anche per me è stato uno strumento inestimabile a livello creativo ed espressivo. Allo stesso tempo, possono rivelarsi tossici. A volte i commenti sono grossolani e negativi. Per fare fronte a questo, cerco di focalizzarmi sulle persone che interagiscono con i miei contenuti positivamente, piuttosto che dedicare troppo tempo alle voci negative. Spesso ho usato quei commenti come fonte d’ispirazione. Inoltre i social possono mostrarsi irrealistici. Cerco di condividere dei post sulla mia vita, la mia mente e il mio cuore equilibrandoli con le didascalie. Capita che una foto in cui sorrido abbia come didascalia una frase in cui rivelo il mio stato mentale negativo di quella settimana, o dell’ansia per un volo. Le persone criticano questa tendenza a pubblicare solo i momenti salienti della nostra vita. E mentre a prima vista non c’è niente di sbagliato nel farlo, se è tutto ciò che si vede, un’altra persona potrebbe pensare: “Non è così che sembra la mia vita“, arrivando a credere erroneamente che c’è qualcosa di sbagliato in lei o nella sua vita. Per questo cerco di essere onesta nei giorni in cui non sto mentalmente bene o quando mi sento improduttiva.

Nonostante la tua genuinità nel condividere esperienze personali sui social, spesso confessi di sentirti vulnerabile e nervosa nell’aprirti tanto. In che modo riesci a superare questi ostacoli?

Quando sento insinuarsi la paura del giudizio, ricordo a me stessa l’importanza di ciò che sto condividendo. In quei momenti, mi è utile spostare la mia attenzione da come mi sento io all’effetto positivo che potrebbe avere su una certa persona un post in cui mi presento in modo autentico. E non voglio giudicare chi pubblica solo post in cui è felice. Mi sentirei però meno autentica. Voglio mostrarmi per come sono realmente in quanti più lati possibili della mia vita, compresi i social. Inoltre, ho una piattaforma che mi mette automaticamente sotto esame e giudizio, e benché non ami l’aspetto della creazione di contenuti, è qualcosa con cui devo fare i conti per il livello di competizione.

April Kae ai Grammy 2023.

Come attivista sei impegnata su molteplici fronti, passando dal femminismo, alla salute mentale, alla difesa per i diritti della comunità afro-americana. Senti un legame tra tutto questo e la musica?

C’è una connessione molto importante per me. Dicono di scrivere quello che sai. Io vivo all’intersezione di questi concetti, quindi sono abile nell’attraversarli e nel provare a dare un senso alla loro unione e al modo in cui mi influenzano. Questo concetto di “intersezionalità” (coniato da Kimberlé Crenshaw nel 1989), cioè di riconoscere come la razza, il genere, l’orientamento sessuale e la classe, si intersechino e siano in relazione l’uno con l’altro nella vita delle persone non è nuovo, ma l’idea continua a essere un tabù. Recentemente è aumentata la consapevolezza sulla salute mentale, sull’accesso all’assistenza sanitaria e su come razza, sesso, genere e stato socio-economico ne influenzino l’accesso. Immagino che per me tutti questi fronti siano importanti perché ciascuno di essi mi tocca, anche molti miei cari sono condizionati dal modo in cui questi elementi si mescolano. Poiché la musica e la scrittura sono alcuni dei miei principali mezzi di espressione ed elaborazione delle mie emozioni e del mio vissuto, ha senso che questi temi trovino tutti un posto nella mia produzione.

Per ben due anni consecutivi, nel 2022 e nel 2023, hai partecipato ai GRAMMY. Immagino l’ansia ma anche le forti emozioni e mi chiedo: come ci si sente a viverli e cosa ti hanno lasciato?

Mi fa sentire tanto valida quanto agitata trovarmi improvvisamente in ambienti in cui ho sempre voluto essere. Preparandomi mi sentivo molto nervosa. Anche camminare sul red carpet è stato frenetico — così tanto caos e movimento – ma una volta dentro mi sono divertita molto e sono riuscita a rilassarmi e godermi il momento. Questo evento è un grande, bellissimo concerto in cui accadono cose improbabili. Ho assistito allo scontro di chitarre di H.E.R. e Lenny Kravitz. Ero nella stanza mentre Stevie Wonder suonava con Smokey Robinson e Chris Stapleton.

Questo issue è dedicato al viaggio, sia esso fisico o metaforico: ti sei trasferita da Austin in molti posti diversi e ora vivi tra New York e Los Angeles. Come hai vissuto questi cambiamenti e come ti hanno cambiato a loro volta?

Divido il mio tempo tra Los Angeles e New York, il che è molto bello, posso vivere in due delle più grandi città al mondo. Puoi vedere come il posto in cui vivi influenzi la tua vita e quali aspetti di essa invece non ne saranno influenzati (come il rapporto con te stesso). Ma ho anche compreso in prima persona l’importanza di trasferirsi in un luogo nuovo e ricominciare da capo. Reinventarsi, in una città dove nessuno conosce né te né il tuo passato. Allo stesso tempo ho imparato più e più volte che non importa dove vado, non posso sfuggire a me stessa.

April Kae, foto di Dana Goldstein.

I tour come quello attuale con i Fever333 ti permettono anche di spostarti, quanto pensi che sia importate nella tua carriera ma soprattutto a livello personale viaggiare?

Questo tour è probabilmente il viaggio più lungo che abbia mai fatto in vita mia. Ci trasferiamo in un nuovo Paese o città ogni due giorni. Viaggio da quando ho l’autonomia e i mezzi per farlo. Sono andata all’estero al college e incoraggerei vivamente gli studenti universitari a farlo se ne hanno la possibilità.

April Kae con Jason Butler durante un concerto dei Fever333.

Viaggiando esci dalla tua bolla e ampli la tua compassione per la comunità globale. Contestualizzi le criticità del mondo così da percepirle più vicine e reali. Possiamo parlare di razzismo e xenofobia nel nostro Paese o in un altro, ma farne esperienza è diverso. Possiamo parlare del cambiamento climatico, ma vedere di persona i suoi effetti può consolidare ulteriormente la tua comprensione della situazione.

“Il viaggio rende più compassionevoli perché umanizza e permette di entrare in contatto con problemi che appartengono ad altri territori”.

– April Kae

Come sta andando il tuo tour con Fever333 e quali emozioni stai provando?

Ne siamo molto contenti e io sento la forza del palco, che rende forte anche me. C’è un senso di libertà nel poter mettere tutto il tuo corpo e la tua anima nell’esibizione. Sono veramente grata di poterlo fare con un gruppo di persone così completo e stimolante, e ognuno di noi dà il massimo sul palco.

Infine, quale consiglio daresti ad un giovane bassista che desideri ottenere grandi risultati come te?

Impara tutto ciò che puoi e da qualsiasi fonte accessibile: Youtube, TikTok e i social media, prendi lezioni a scuola e fuori di essa. Basta iniziare, perciò fallo adesso, con ciò su cui puoi mettere le mani. E semplicemente vai avanti. Il tuo percorso non assomiglierà al mio. Controlla sempre te stesso e i tuoi obiettivi. Penso che ogni artista dovrebbe definire e ridefinire continuamente il significato di successo. Siamo molto diversi e quello che a me sembra un successo potrebbe non essere la stessa cosa per qualcun altro. E quello che ti sembrava un successo cinque anni fa, potrebbe non servirti più. Inoltre, è fondamentale circondarsi di una comunità di persone che la pensino allo stesso modo o che siano creative. Per tutta la mia vita ho tratto beneficio dal fatto di avere dei collaboratori ed essere capace di provare delle cose con loro, fallire con loro, crescere e imparare con loro.

April Kae, foto di Dana Goldstein.