Art

Etienne Gros e il corpo come “tema ossessionante”

L’artista che danza con la natura per spostarne i limiti: disegni di fumo, sculture in gommapiuma e dipinti disordinati

Etienne Gros, di origine francese e classe 1962, rappresenta il perfetto esempio dell’artista a tutto tondo che tenta in ogni modo di mantenere viva la curiosità e il desiderio di sperimentazione.

Laureato all’École des Beaux-Arts di Parigi, non sorprende che nel 2006 abbia vinto il Grand Prix Azart e che la sua carriera sia costellata di esposizioni, premi e successi ragguardevoli.

Etienne Gros.

Osservando le sue opere, ciò che lascia rapiti ed esterrefatti non è solo la sua capacità di rappresentare lo stesso soggetto da prospettive diverse, con zoom differenti che permettono sempre l’osservazione di nuovi dettagli, ma soprattutto la naturalezza con cui gioca con materiali ed espressioni artistiche totalmente dissimili tra loro, quasi fosse un processo volto a ricercare la maggior completezza possibile nell’espressione di un soggetto.

Risalta immediatamente all’occhio il forte legame che ha con il corpo nudo e, in particolare, l’empatia per la forma femminile, che cerca di rappresentare sempre in modo spontaneo e libero da ogni condizionamento.

Già a una primissima e più generica osservazione, infatti, è possibile cogliere la sensualità e la sinuosità che le sue opere – con rimandi alla statuaria greca e romana – trasmettono, sia tramite la ricercata focalizzazione su parti del corpo che escludono sempre arti e capo, sia attraverso la totale similarità alla plasticità umana.

Lui stesso definisce il corpo come un “tema ossessionante” e spiega come, con il passare del tempo e il consolidarsi della sua esperienza, esso si sia trasformato nel perfetto mezzo per trasmettere emozioni.

Seppur nato come pittore, sperimenta ulteriori forme artistiche cercando di andare oltre i limiti che i materiali e le leggi della natura a volte possono imporre.

Non è infatti certo intuitivo pensare di creare sculture con la schiuma poliuretanica (materiale molto simile alla gommapiuma), ma ciò che per Etienne è risultato subito evidente è stata la connessione e il parallelismo riscontrati tra un corpo femminile e la sinuosità che un materiale così morbido ed elastico può ricreare, arrivando a simulare perfettamente la porosità e le grinze della pelle.

A questa creazione è arrivato quasi casualmente, tramite il gioco che da sempre contraddistingue la sua ricerca e i suoi lavori.

Una volta compreso quanto questa modalità espressiva potesse diventare un vestito cucito su misura per lui, vi ha aggiunto anche una componente più astratta, metaforica: sulla gommapiuma ci nasciamo, ci dormiamo, ci facciamo l’amore e ci moriamo; ci accompagna nelle azioni più autentiche e vitali della nostra esistenza.

Il limite materiale, come preannunciato, non è l’unico che è stato superato. Etienne ha infatti sfidato le leggi della natura e ne è uscito vincitore tramite quelli che vengono chiamati “les fumées”, ovvero i disegni di fumo.

Si serve della fuliggine rilasciata dalla fiamma di una candela o di una lampada a paraffina per tracciare linee spontanee e imprevedibili su fogli di carta bianca, su cui affiorano immagini di una delicatezza e audacia disarmanti. Per questo genere di arte intangibile, non si serve di pennelli, né di colori o matite: tutto ciò che fa è lasciarsi incantare dall’espressione di un elemento naturale che riversa la sua forza e il suo vigore in un prodotto artistico che diventa, in questo modo, tangibile.

Ecco come il limite naturale viene sfidato ed egregiamente superato: ciò che è inafferrabile diventa visibile, manifesto ed esperibile.

Etienne percorre un tragitto carsico per tornare a una dimensione primordiale sia dell’arte che dell’uomo, trovando nel fuoco e nel corpo – che rimane, anche in questo caso, il suo soggetto – ciò che di più basilare e autentico esista.

Li combina e li sfida, cercando di lasciar loro comunicare ciò che trabocca e che raramente si ha l’opportunità di vedere; si pone in ascolto e si offre come medium, donando al mondo l’opportunità di esperirne la sua personale rivisitazione, spontanea e genuina più che mai.

La sua arte, ma ancor più il suo processo creativo, è caotica, disordinata. Quando dipinge, lascia che siano le macchie di colore che riversa sulla tela a decidere in cosa si trasformeranno.

Per meglio dire, lascia al disordine astratto da lui creato la facoltà di prendere una forma spontanea e concreta tramite un’evoluzione propria, senza disciplinarlo attraverso la sua tecnicità, ma, al contrario, ponendo la sua capacità tecnica al servizio dell’arte.

Forse è proprio questa caratteristica a renderlo il perfetto comunicatore di ciò che difficilmente è comunicabile, a fare di lui un ricercatore dell’intangibile e a donargli la capacità di intuire in quali altri modi, fino a quel momento sconosciuti, la natura è in grado di parlare, di rappresentare e di emozionare.

Se ciò che crea riesce a colpire così in profondità, è perché riesce a stuzzicare, tramite un ago sottilissimo, la nostra fragilità, facendoci sentire più evanescenti del fumo, più docili della gommapiuma e ancor più indeterminati di una tela bianca.

Di questo, la sua arte ci rende consapevoli: della speranza ancora viva di una rivoluzione interiore, della necessità di accogliere le sfumature e della vitalità che si riscopre ponendosi in ascolto sincero.

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Classe 2000, Eleonora Iseppi cresce in un piccolo paesino di campagna in provincia di Modena dove, fin da piccola, si allena spasmodicamente a ricercare la meraviglia nel quotidiano. Laureata in Filosofia presso l’Università di Bologna e attualmente studentessa di Scienze Filosofiche, coltiva da sempre la passione per la scrittura in ogni sua forma e desidera, tramite questa, arrivare all’anima delle persone e comunicare il mondo tramite lenti differenti. Appassionata di prosa, poesia, fotografia e teatro, crede nell’arte come mezzo per raggiungere l’intima profondità che cela l’essenza di ogni individuo.

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