Dal Trentino al cuore dell’Africa, ci racconta della sensibilità necessaria per vivere di storie e di fotografie al giorno d’oggi.

Dagli scorci della valle del Trentino che gli ha fatto da culla al cuore dell’Africa, la fotografia di Francesco Frizzera continua a sorprendere e incantare, ma soprattutto, a trasportare lo spettatore all’interno di un mondo di storie create da immagini. Nei suoi scatti ritroviamo la natura della sua terra, la forza dei baci, la delicatezza della nudità dei corpi, ma soprattutto, la necessità del racconto. La fotografia di Francesco nasce quasi per caso, collateralmente alla prima forma d’arte da lui esplorata: quella dell’illustrazione.

Assecondando l’impulso di digitalizzare i suoi disegni, Francesco approccia alla Canon del padre e ai primi programmi di fotoritocco, fino al giorno in cui, a metà tra gioco e intuizione, decide di spostare l’obiettivo dai fogli sul tavolo alla figura della sorella che lo fissava, scoprendo una forma di comunicazione completamente nuova e potentissima, ma soprattutto accessibile a chiunque, anche agli animi meno artistici, per via del suo intrinseco legame con la realtà. Ed è proprio in questo connubio tra arte e realtà che Francesco vede il vero potenziale della narrazione fotografica: una narrazione reale, autentica, imprevedibile, non pianificabile perché nonostante le intenzioni di chi fotografa il risultato sarà sempre influenzato da ciò che accade al di là dell’obiettivo.

A ispirarlo e guidarlo in questo percorso, grandi nomi del mondo della fotografia come Ryan Mcginley, Sebastiao Salgado, Mike Brodie, Mario Sorrenti, Hayao Miyazaki, Frank Ocean, William Klein o Bruce Gilden. Artisti dal quale ha cercato di attingere mantenendo comunque uno stile unico e riconoscibile. 

Nel nostalgico romanticismo degli scatti del giovane fotografo trentino sono immortalati brandelli di avventure lontane e imperfettamente umane. 

Quando gli si domanda cosa si cela dietro alla sua fotografia e alla smania di narrazione dalla quale è contraddistinta, Francesco risponde così:

Ho sempre pensato che tra l’opera d’arte più innovativa del mondo e un semplice essere umano di cui sono riuscito a cogliere la storia, per me l’opera più rivoluzionaria rimarrà lui. Con le mie fotografie vorrei comunicare proprio questo: che noi siamo la risposta e che dovremmo osservarci molto di più, con uno sguardo meno severo e più dolce” 

E ancora: 

“Non esiste la perfezione, esistono la volontà e il destino. Il nostro è appunto quello di cercare di essere noi stessi. Dovremmo tutti cominciare a fidarci di noi, ad accettarci e ad affrontare le nostre paure senza esorcizzarle, ma vedendole come una sfida al cambiamento. E’ già tutto dentro di noi, possiamo già vivere fino all’ultima goccia ogni momento e scoprire la felicità. So che è difficilissimo ma con le mie foto vorrei ricordare chi siamo veramente”.

Il percorso artistico di Francesco, per quanto fortunato, non è stato affatto lineare: nato e cresciuto in provincia di Rovereto, si troverà presto a fare i conti con una piccola comunità completamente disinteressata a ciò che concerne la fotografia, la narrazione o il mondo dell’arte in generale. Esporrà fin da subito i suoi lavori online, cercando nei social network una linea di contatto con la comunità artistica e un feedback costante e gratuito sul suo lavoro. Prima di iniziare un lavoro come fotografo full time passeranno anni, anni in cui Francesco si dedicherà ad altri lavori, fino ad arrivare al tirocinio con un fotografo della sua zona e ai viaggi in alcuni dei paesi più poveri al mondo, come missionario e reporter. Nicaragua, Zimbabwe, Congo, Burundi. Un’insieme di esperienze che hanno segnato profondamente l’artista e il contenuto delle sue opere, donandogli nuovi stimoli: Visitare il terzo mondo e averlo fermato in tanti scatti, è una delle esperienze più belle che abbia mai fatto nella vita

Visitare il terzo mondo e averlo fermato in tanti scatti, è una delle esperienze più belle che abbia mai fatto nella vita

– Francesco Frizzera

Con queste parole Francesco riassume la sua bellissima esperienza, seguita dalla crescita professionale che l’ha portato davvero a vivere di fotografia, i primi lavori nel settore del marketing pubblicitario, le frequenti collaborazioni con Formy Studio (il marchio creato dal designer Domenico Formichetti dove la fotografia di Fizzera sta trovando ampissimo spazio).

E anche ora, in un periodo così delicato e complicato come quello in cui stiamo vivendo Francesco non perde la speranza né la determinazione, quando gli si chiede che cosa è cambiato per lui, lavorativamente parlando, durante questo anno di pandemia risponde:

“Con il Covid ho perso l’occasione di guadagnare molto denaro e ho posticipato vari progetti che mi stavano davvero tanto a cuore. Questo è ciò che mi ha tolto. Parlando invece di ciò che mi ha dato posso dire che non mi sono mai sentito così convinto di che tipo di fotografo voglio diventare, non sono mai stato così sicuro del processo che voglio seguire, della direzione verso la quale voglio andare. Nella vita non mi sono mai fermato bene a pensare e a farmi esami di coscienza pensando a cosa volessi fare e a come volessi farlo. Qui ho avuto la possibilità di fare pausa.”

Si prospetta presto un nuovo inizio quindi per il giovane fotografo, presumibilmente lontano dalle sue montagne, con tanti nuovi progetti da portare a termine, primo fra tutti uno riguardante i giovani italiani, sul quale però mantiene grande riservatezza, rivelandoci solo che si tratterà di una grande scarica di amore, della quale i giovani hanno oggi più bisogno che mai, in aggiunta alla musica e a qualcuno che dica loro “Tu vai bene così. Così come sei.”
Queste parole di vicinanza e conforto e disinteressato amore rappresentano perfettamente l’animo gentile e filantropo di Francesco, e le stesse parole di supporto, dolcezza e accettazione sono quelle che vorrebbe rivolgere ad ogni giovane fotografo che si sta avvicinando al mondo artistico:

“Mi piacerebbe portarti in un prato di notte con la luna piena e provare insieme a te nuove tecniche di fotografia lavorando sui tempi lunghi e facendo ruote e verticali di fronte all’obiettivo […] Tu sei nuovo, sei unico. Nessuno potrà dirti cosa dovrai essere in questa vita. Neanche i tuoi genitori. Non credo che ci sarà la possibilità di incontrarsi realmente, o forse si se farò un meeting di notte in un prato, quindi voglio dirti questo: tu vali tanto, hai un valore. Servi a qualcosa, sicuramente. Le tue fotografie, il tuo lavoro, il tuo impegno, la tua visione, vale.”