Giorgia Faraoni: la recitazione come crescita e guarigione

L’attrice narra il suo approccio al mondo del cinema tra passato, presente e futuro e rivela quanto l’interpretazione di disparati ruoli abbia inciso sulla sua vita professionale e interiore
Il mondo dello spettacolo è bello sia perché varia nelle storie che ci racconta attraverso le sue declinazioni tecnico-artistiche, sia perché sa accogliere storie capaci di scardinare luoghi comuni e sterili pregiudizi.
Ed è proprio in questo infinito orizzonte di possibilità che si colloca il profilo di Giorgia Faraoni, attrice che ha avuto la forza di bucare non solo lo schermo del cinema, ma anche quello che gli gravita attorno, spesso e volentieri issato contro chi non rientra in un preciso cursus honorum.
Nata e cresciuta nel trevigiano, ha già dimostrato quello che vale, benché il suo percorso sul grande schermo e nella recitazione inizi a ventiquattro anni.
<< Prima di intraprendere questa strada facevo molta fatica a canalizzare le mie emozioni. Ero in un periodo della mia vita difficile, caratterizzato da una perdita molto importante. Non riuscivo dunque a superare i miei problemi, sentivo che mi mancavano gli strumenti giusti. L’arte è stata per me una scelta liberatoria, spontanea. Ho iniziato scrivendo canzoni, poi mi sono cimentata con la fotografia. È stato però il cinema la chiave che ha aperto tutte le porte. Il cinema mi ha scelta: era come se quel linguaggio fosse già mio, solo non sapevo che si chiamasse recitazione >>
Tutto nasce dal bisogno primitivo e istintivo di liberarsi, di elaborare un trauma, di crescere interiormente.
Così, grazie a un incontro casuale col mondo dell’arte e al suggerimento di un amico, Giorgia decide di cogliere al volo l’inaspettata e rivelatrice opportunità di esternare se stessa: essere attrice.
Partendo dai videoclip di grandi artisti, tra cui Renga, Madame, Rkomi e altri, la carriera di Giorgia decolla e nel 2019 si trasferisce a Roma, la città dove le storie più imprevedibili sanno prendere vita.


<< Ho iniziato a formarmi da autodidatta, sia grazie alle prime esperienze nei videoclip, sia affrontando il mio bagaglio emotivo e la vita vera di una realtà come Roma. Tuttora lavoro molto sul carattere e sulla disciplina: queste componenti fanno almeno il sessanta per cento dell’attore. Imparare a conoscersi ed essere curiosi è il vero focus, il segreto di chi sa e vuole recitare >>
Gli inizi sono sempre duri, specialmente quando si comincia a un’età inconsueta per il settore e senza aver seguito un percorso canonico. La testa segue le più disparate paranoie, e la concorrenza sa essere spietata.
<< Mi sentivo molto insicura. Spesso e volentieri ci vuole anche fortuna per fare le cose, e io sentivo come se tutto questo bene improvviso mi fosse stato regalato ingiustamente. Sapevo di non avere le basi che altri si erano già costruiti in tanti anni di studio, credevo di non meritarmelo. Ma poi ho capito di poterci provare ugualmente. Così ho lavorato sull’autostima, e in questo sono stati fondamentali anche gli stessi personaggi che ho interpretato. Ora, infatti, mi butto a capofitto in ogni ruolo che ottengo, studio a fondo la psicologia e le fragilità che queste maschere nascondono >>
Lavorare sul proprio Io, creare una relazione simbiotica con i personaggi e scegliere chi portare con sé lungo il viaggio sono cose che richiedono tanto lavoro, e tempo. Ma in pochi anni Giorgia ha costruito una carriera e un repertorio notevoli, ricchi di maschere a cui ha saputo dar vita con ampi consensi, e mostrando bene il suo percorso di crescita personale.


<< Recitare mi ha sempre dato il lusso di sentirmi fragile, di mettere in scena la mia essenza più vera. Non a caso, finora ho sempre lavorato su personaggi rotti, da aggiustare. Ma le narrazioni si trasformano e anche io seguo da vicino l’evoluzione della figura femminile nel cinema di oggi, tramite il racconto di donne forti, anche coraggiosamente egoiste, capaci di mettersi al centro. Chissà che non mi capiti presto di interpretare una voce femminile più cazzuta, da storia d’azione. L’estetica mi avvantaggerebbe, ma penso di essere pronta a questo salto anche emotivamente >>
Nell’ampio ventaglio di personaggi certi o possibili della carriera di Giorgia si possono già individuare dei punti fermi.
Tra questi ci sono Veronica, primo grande ruolo della Faraoni, nel film ‘Mia’ di Ivano De Matteo e con Edoardo Leo, ma soprattutto Eva, la protagonista dell’omonimo corto e del primo lungometraggio di Rossella Inglese, ‘L’origine del mondo’, prodotto da Rai Cinema.
<< Eva mi ha preso quando ero ancora una bambina, e mi ha fatto diventare la donna che sono oggi. In lei ho lasciato davvero tanto di me, anche se ho faticato molto a capirla. La vedevo come una valvola impazzita, cercavo ogni volta di scoprire il perché dei suoi gesti. Le risposte sono arrivate solo quando ho smesso di indagare e ho saputo trovare in lei la mia stessa sofferenza. È stata l’empatia la carta vincente. Così ho trovato l’origine del suo mondo, e della mia nuova realtà. Dal caos siamo arrivate all’ordine, insieme >>
C’è dunque in Eva, come in Giorgia, una voglia di cambiare, di abbracciare il futuro, che non può mai essere peggio di una realtà stantia e priva di stimoli.
Grazie a questa splendida metafora filmica si può cogliere tutta la decisività della Faraoni, che non lascia mai niente indietro e cambia volentieri strada quando si sente ferma nel traffico disordinato e senza sbocchi. Grazie a lei scopriamo che crescere significa abbracciare il caos, la vita, ma anche avere il coraggio di affrontare il futuro con ragionevolezza.

<< Ho già dato prova delle mie capacità. Ho interpretato svariati ruoli da protagonista, ma ancora manca la consacrazione, quel mainstream che, nel mio costante divenire, significherebbe essere attrice a tutti gli effetti. All’inizio vivevo questa cosa con smania, ma ben presto mi sono resa conto che l’ossessione mi stava privando della dimensione ludica di questo lavoro, per me essenziale. A conti fatti ho già accumulato esperienze sufficienti, quindi me la vivo con molta più tranquillità. Sta andando per il verso giusto, ne sono sicura. Muoversi non è più una prerogativa solo per il mestiere che faccio, ma concerne ogni esperienza, ogni piccolo dettaglio che possa continuare a farmi vivere questo lavoro come un bellissimo gioco, che non finisce mai >>







