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I diversi volti dell’umanità per Alessandro Bergamini

La sua fotografia di viaggio esplora la molteplicità etnica con uno sguardo artistico e spirituale che connette l’emotività collettiva

Il viaggio ad ogni meta non è forse l’istantanea dei mille colori dell’anima, dell’intreccio di inizi in evoluzione, della ricerca in itinere, della consapevolezza raggiunta nell’attimo di una fotografia?

È l’attesa di conoscere e ritrovarsi, attraverso un’immagine che sia testimonianza di culti e tradizioni. Alessandro Bergamini, nato a Finale Emilia nel 1986, guida chi attentamente osserva attraverso il suo viaggio universale: dalle barbe fiammeggianti delle tribù dei Kakarwal in India, ai copricapi di fili di lana intrecciata dell’etnia Miao in Cina. Il fotografo realizza scatti di volti nel pieno rispetto delle chiuse e timide usanze, riuscendo ad interagire con i soggetti rappresentati ed esprimendo nelle sue visioni anche il non visibile.

Alessandro Bergamini.

Una narrazione in prima persona, irruente nella ricerca dell’uso dei colori e sfrontata nel catturare gli sguardi, “ponte tra fascino e diversità”, che vanta numerosi riconoscimenti  a livello nazionale, come il terzo posto al concorso National Geographic Italia nel 2015 e il Monochrome Photography Awards nel 2020, e internazionalmente, come il 1° posto al concorso come miglior libro fotografico IPA International Photo Awards di New York e più recentemente il 3° posto al World Water Day contest, dedicato alla giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite. 

Foto di Alessandro Bergamini tratta dal suo viaggio in Papua Nuova Guinea.
Foto di Alessandro Bergamini tratta dal suo viaggio in Papua Nuova Guinea.

Nel 2021 vince il 1° premio al TPOTY – Travel Photographer Of The Year, il suo portfolio viene definito dai giudici come una vera e propria intuizione capace di connettere i soggetti fotografati agli spettatori. Dove nasce dunque e come si afferma questa connessione, questa urgenza di ritrarre momenti di vita comune all’interno di realtà sconosciute? Forse è proprio la dicotomia tra conosciuto e diverso, prevedibile e sfuggente, certo e inaspettato, che consolida la narrazione di un legame vicino e inesauribile. Alessandro racconta per TEDx Mirandola che il suo primo viaggio parte proprio dall’India “alla ricerca di simboli tradizionali”, forse di quelle rappresentazioni che racchiudono valori e certezze, finendo poi per essere attirato da un mondo dove le persone, seppur con lingue e usanze diverse, condividono l’umanità.

La necessità quindi di partire da un baricentro a cui ancorarsi, per poi scoprire che dietro ai tatuaggi delle donne della tribù Ch’in in Myanmar si cela un semplice essere umano, con le stesse paure, con le stesse speranze. La grandezza di questo artista giace nel suo manifesto alla bellezza e alla propaganda di uno sguardo al non fermarsi davanti alla paura di ciò che non conosciamo o che non ci somiglia.

Foto di Alessandro Bergamini tratta dal suo viaggio in Papua Nuova Guinea.
Foto di Alessandro Bergamini tratta dal suo viaggio in Perù.

In contrasto a questi timori fa da scudo un’era dove “la modernità e l’interconnessione tendono a renderci sempre più simili, riducendo la diversità“. Nel progetto ‘Atlas of Humanity’, nato da Martin Vega nel 2015, centinaia di fotografi lavorano singolarmente ma con l’intento condiviso di preservare e documentare la diversità del mondo. All’iniziativa aderisce anche Alessandro, che attraverso i suoi scatti vuole mostrare che esistono ancora gruppi ed etnie “in grado di raccontare il loro legame con il passato”, e che scelgono di vivere ancora in contesti differenti rispetto ai nostri. Le sue opere ritraggono il popolo nomade dei Nenet, nel nord della Siberia, che abita la penisola dello Jamal vivendo di pastorizia e pesca, o ancora i Waky, nel corridoio del Wakhan in Afghanistan, la cui dimora sono i monti del Pamir a 4.000 metri di altitudine. L’Intento di documentare tali contrasti prosegue nel 2022 insieme al curatore d’arte Valerio Ballotta, con il quale Alessandro realizza una spedizione in Perù per fotografare i popoli delle Ande. Gli scatti realizzati durante il viaggio sono stati esposti in tiratura limitata in diverse importanti gallerie d’arte tra cui la Galleria Ceribelli di Bergamo e II-Ħaġar – Heart of Gozo Museum a Malta, per poi essere pubblicati nel secondo libro di Alessandro: ‘Q’eros. Oltre le nuvole’. Il progetto prosegue nel 2023 in India durante il periodo invernale, dove decide di affrontare il Chadar Trek, uno dei trekking più pericolosi al mondo, durante il quale ha percorso il fiume Zanskar ghiacciato con le popolazioni locali, fino a raggiungere i monasteri del territorio. Guardando le istantanee di questo fotografo, diventa quindi un dovere chiedersi se forse non sia sempre necessario omologare la diversità, nel rispetto anche di quelle tradizioni così antiche.

Foto tratta dal progetto ‘Iceway’ di Alessandro Bergamini.
Foto tratta dal progetto ‘Iceway’ di Alessandro Bergamini.

Attraverso il viaggio di Alessandro, iniziato avvicinandosi ad una vecchia reflex del padre, si può osservare come essenziali restino la natura e un obiettivo libero, che permette a chi guarda di riviversi attraverso la storia di altri non temendo di essere parte di quell’umanità che fondamentalmente ci rende simili. Spesso si parte per un viaggio per esplorare se stessi, ma forse quello che si va cercando è di sentirsi meno soli e così ci si accorge che, sospeso tra l’incontro di due sguardi, si sigilla un appuntamento con l’amore riscoperto per la diversità altrui e per le proprie fragilità, lungo una vita.

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