La libertà e il colore di Eye Of Ray tra arte e moda sostenibile

Nuovi progetti di moda ecosostenibile, ai tempi del lockdown

Il lockdown, la passione per l’arte e una vecchia cartolina trovata all’interno di uno scatolone, l’amore per la moda e un sacco di vestiti vecchi e mai più indossati, e infine la voglia di creare un senso di comunità in un periodo in cui questo ci è stato tolto. Sono gli ingredienti che hanno dato vita, grazie ad una buona dose di creatività e ad un tocco di colore, ad Eye Of Ray, un progetto nato dall’idea di Martina Formilli Fendi eche oscilla tra il mondo della moda e quello dell’arte.

Martina Formilli Fendi

A causa della pandemia, Martina (nona nipote di Franca Fendi) si vede costretta ad abbandonare Londra e a tornare a Roma dalla sua famiglia: un giorno decide di aprire vecchi bauli appartenenti al nonno e trova, inaspettatamente, alcune cartoline d’epoca. Una di questa cattura la sua attenzione: spicca in mezzo alle altre grazie ai suoi mille colori accesi. Allo stesso tempo, in questa casa dove ormai non tornava da tanti anni, Martina trova i suoi vecchi vestiti nei quali non si riconosce più. 

Laureata in graphic design, a soli ventidue anni Martina decide di creare qualcosa di nuovo approfittando del buio del lockdown e della mancanza di stimoli che la pandemia ha portato inevitabilmente con sé. La scintilla è scattata grazie al bisogno della giovane designer di creare qualcosa e all’esigenza di voler donare nuova vita a capi ormai dimenticati.

Il focus del progetto Eye Of Ray è proprio questo: un processo creativo che punta al rispetto dell’ambiente e quindi alla creazione di capi sostenibili.

Eye Of Ray x Stadio Domiziano

La motivazione che si cela dietro a questa scelta è molto semplice: lottare contro l’eccessiva produzione di abiti, fenomeno sempre più diffuso in una società – quella moderna – ormai satura di collezioni di fast fashion in cui si compra tanto, si spreca ancor di più, e si indossa poco o niente. La soluzione? Riutilizzare capi ormai dimenticati dando loro nuova vita, nuove forme, nuovi colori e donare loro, in definitiva, una seconda storia.

Il tema della sostenibilità si concretizza anche e soprattutto nella ricerca e nell’utilizzo di materiali innovativi, naturali, rinnovabili e biodegradabili, la cui produzione comporta zero sprechi, zero scarti e l’abolizione dell’utilizzo di sostanze chimiche.

Un anno dopo lo scoppio della pandemia un secondo membro si unisce al team Eye of Ray:  Margherita Sperati, amica d’infanzia di Martina, che con il suo arrivo aiuta a dare vita anche alla parte più artistica del progetto. Infatti, con i tessuti avanzati dalla collezione le due ragazze hanno realizzato una serie di quadri  in un connubio perfetto tra arte e moda zero sprechi. Ma zero veramente.

La serie è poi stata esposta all’Hotel Butterfly di Roma invitando il pubblico ad immergersi in quell’atmosfera, divertendosi a toccare i tessuti, sfiorandoli con il proprio corpo e stimolando i sensi. 

Per quanto riguarda le tecniche utilizzate, quella che simboleggia per eccellenza il brand di Martina e Margherita è sicuramente la tintura tie-dye. Questa tecnica permette di creare pezzi unici in cui il fatto che siano uno diverso dall’altro rappresenta un punto di forza, oltre che di partenza: il risultato, inoltre, è sempre inaspettato e, se così si può dire, “casuale”. 

Ogni mattina mi sveglio con il pensiero di andare a scoprire il risultato: mi affascina l’inaspettato, questa tecnica lascia parlare l’istinto e l’anima. La bellezza di scoprire e di leggere cosa il colore è andato a creare in maniera del tutto indipendente, rispecchia allo stesso tempo la mia mentalità libera” 

– Martina Formilli Fendi

Oltre al tie-dye, le due designer sperimentano anche altre tecniche, come quella dello shiribori (tintura giapponese di tessuti naturali realizzata grazie a piegature e legature particolari) e quella della batique indiana (creata mediante la copertura delle zone che non si vogliono tingere attraverso l’utilizzo della cera o di altri materiali impermeabilizzanti come l’argilla, la resina, le paste vegetali o l’amido).

L’ispirazione delle collezioni, infine, si colora delle contaminazioni culturali tipiche degli anni ’60 e ’70: la mentalità libera e l’importanza data alla natura e ai valori di pace e amore rispecchiano perfettamente il mood di Martina e Margherita che, grazie a questo progetto, hanno saputo unire perfettamente moda, arte e libertà. 

About Author /

Anna Chiara Bortolotti, dopo un’esperienza come Product Press Officer presso Valentino, lavora ora nel team comunicazione e ufficio stampa dell’esperta di immagine, imprenditrice e autrice Rossella Migliaccio. Appassionata di moda e riviste fin dall'infanzia, consegue una laurea triennale in Scienze della Comunicazione per poi proseguire gli studi ottenendo una Laurea Specialistica in Editoria, Culture della Comunicazione e della Moda all'Università degli Studi di Milano e da lì le esperienze lavorative nel settore, tra showroom e press office, non sono mancate.

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