Martina Murenu: il riscatto da un mondo che ti rende invisibile
Sofferenza e rinascita: la storia di Martina Murenu dal bullismo subìto alla ricerca della condivisione e della felicità
In psicologia, la capacità di reagire ai traumi attraverso l’utilizzo delle risorse interiori per recuperare l’equilibrio emotivo è chiamata resilienza.
Forse è proprio questo il termine che meglio di tutti può spiegare la personalità di Martina Murenu, una ragazza che è riuscita a trasformare una sofferenza indicibile nella sua più grande forza.
La storia di Martina inizia in Sardegna, in tenera età. Come spesso accade, le prime difficoltà arrivano a scuola, quando si è troppo piccoli per distinguere uno scherzo da un atto di bullismo e non abbastanza empatici per comprendere la sofferenza altrui.
Con il passare degli anni, quella che sembra essere un’esclusione da parte degli altri si trasforma in assenza: in troppi episodi si sente sola, vulnerabile, inferiore, praticamente invisibile.
Umiliazioni gratuite, costanti, in grado di aprire una ferita emotiva in una ragazzina che non sa ancora cosa significhi amare qualcuno senza ferirlo, un’adolescente che cerca un abbraccio in tutta risposta riceve uno schiaffo.

Nonostante tutto, Martina non si arrende e chiede aiuto ai genitori. Quella bambina che si sentiva diversa e invisibile, all’improvviso si alza in piedi e decide di non darla vinta a chi ogni giorno la fa soffrire.

A ventitre anni tutto cambia. Comincia una vita intensa fatta di amicizie e amori, anche se il suo vissuto resta lì, una cicatrice sempre presente. Martina, ormai grande, ricorda quei momenti bui e riesce a farne tesoro, focalizzando la sua attenzione su di sé.
Tuttavia, il senso di solitudine non scompare: Martina sente che l’apprensione e la protezione che concede a se stessa hanno sempre un peso differente di ciò che gli altri le danno.
Proprio come in un film, il punto di svolta arriva per caso quando, in un giorno d’Agosto, sotto il segno di una giornata afosa, Martina registra un video con il suo Nokia e, con grande coraggio, lo pubblica su Facebook. E qui succede l’impensabile.
Arrivano le prime visualizzazioni, alcuni like e poi i commenti, tanti. Commenti di persone che non la compatiscono ma, proprio come lei, si sentono abbandonate e insicure.
Il potere della condivisione le permette di capire che non è sola, che ci sono tanti che, come lei, hanno attraversato e vivono periodi bui.
I messaggi e le visualizzazioni aumentano e quella bambina che cercava un abbraccio, viene sostenuta da una comunità sempre più numerosa, così grande da rivelare che, per migliaia persone, avere a che fare con la solitudine, sia la quotidianità.
E così Martina inizia ad abbracciare una causa che non è più soltanto sua. Grazie alla visibilità ottenuta dai social, diverse aziende, scuole e giornali iniziano a interessarsi alla sua storia e la chiamano per parlare di emarginazione e bullismo.
Almeno una volta nella vita, tutti si sono sentiti dire che le parole pesano più di uno schiaffo e, forse, è vero. Per quanto intangibili, il dolore fisico passa, quello delle parole che feriscono, resta nello spirito e, in qualche modo, si insidia nella mente di ogni persona.

La storia di Martina è un inno alla resilienza, la forza di non piegarsi ma, allo stesso tempo, non lasciarsi spezzare e racconta di una donna che, fin da piccola, in un paesino nel centro sud della Sardegna ha saputo guardare dentro di sé, rimboccarsi le maniche e, nel mezzo del tormento, ha scoperto e realizzato il suo sogno: rendere felici gli altri e dare forza a tutte le persone che, come lei ingiustamente, sono state distrutte emotivamente.