“La mia ricerca fotografica si base sul corpo, sul nudo e sulla sessualità”: in conversazione con la fotografa Stefania Zucca

Esiste un luogo dove la fotografia incontra l’erotismo in un connubio infinitamente semplice ma che travolge l’osservatore trasportandolo nella sfera più intima dei soggetti.

Quel magico spazio si trova dietro all’obiettivo di Stefania Zucca, che da ormai undici anni vive a Berlino destreggiandosi nella fotografia erotica ritraendo corpi umani nudi in tutto il fascino della loro intimità.

“La mia ricerca fotografica si basa sul corpo, sul nudo e sulla sessualità. Mi viene spontaneo, è qualcosa di inconscio che proviene dalle viscere e che difficilmente riesco a spiegare razionalmente. O almeno, non mi piace farlo a parole ma piuttosto preferisco farlo con la mia macchina fotografica”.

– Stefania Zucca

La sua passione per la fotografia inizia durante l’infanzia proprio quando la zia le regala la sua prima macchina fotografica, una compatta 35mm. Ricorda con nostalgia che la utilizzava per fotografare le nuvole e i graffiti in giro per la città. La prima reflex arriva intorno ai quattordici anni quando, anche grazie ad un professore del liceo artistico che frequentava, si approccia con maggiore interesse al mondo della fotografia leggendo numerosi libri e scoprendo i grandi maestri di quest’arte. 

Dopo una pausa di qualche anno si decide a riprendere in mano la macchina fotografica nel 2019 per consumare un rullino dopo l’altro sperimentando diversi stili fino ad arrivare al nudo, genere in cui attualmente trova massima ispirazione. 

“Trovo il corpo umano stupendo in tutte le sue parti..nei dettagli, nell’interezza e nella forza che trasuda dalla pelle. Penso sia collegato a come vivo la sessualità: qualcosa di meraviglioso, di emozionante, che ti rende vivo e che ti riempie di gioia. Qualcosa che arde in tutto il corpo ad iniziare dalla mente”.

– Stefania Zucca

La passione per la fotografia erotica – che in questo caso non ha nulla a che vedere con una certa maliziosità intrinseca in questo termine ma che anzi, si ritrova più in una chiave intima e sensuale – nasce dalla sua mentalità progressista che vede nella sessualità, nell’amore e nell’intimità che lega due persone qualcosa di magico. E solo grazie al suo incredibile talento Stefania ci permette di cogliere questa magia. 

I soggetti che posano per lei non sono professionisti ma persone comuni che l’hanno affascinata, che in qualche modo l’hanno colpita con una sorta di magnetismo. 

Nella realizzazione dei suoi scatti Stefania pone una grandissima importanza alla fiducia: non solo tra i soggetti, ma tra questi e se stessa poiché è proprio grazie alla complicità che l’intimità può trasparire.

Attualmente Stefania fa parte del collettivo ‘Patient Wolves’, fondato dal suo caro amico fotografo lundesnombreux che a dicembre 2020, nel bel mezzo della pandemia, decise di dare vita a questa nuova realtà. Nel concreto si tratta di un luogo dove gli artisti possono incontrarsi e collaborare per portare la fotografia al di fuori dei social media e organizzare eventi dedicati a questa forma d’arte, come workshop, mostre e incontri fotografici. 

Questo progetto rispecchia perfettamente gli ideali della fotografia d’autore e fonda il proprio manifesto sulla bellezza dell’incontro: un incontro libero, lontano dalle costrizioni sociali e da condizionamenti esterni. 

“L’amore inteso come l’interazione tra due o più persone, il lasciar vivere e fluire le proprie emozioni e desideri senza mettersi dei paletti o senza pensare al giudizio altrui, è una delle più grandi e preziose libertà che abbiamo e che dobbiamo custodire. Essere noi stessi sempre. 

Penso che sia questo ciò che, di riflesso, provo a portare nelle mie fotografie: l’amore per l’amore, per la libertà, per il sesso e per la vita”.

– Stefania Zucca

E quello che noi amanti dell’amore libero possiamo trovare nei suoi scatti è qualcosa di sorprendente, una nuova visione della sessualità e dell’intimità in tutta la sua bellezza ma soprattutto scollegata da tabù ormai obsoleti di cui ancora ci portiamo dietro il peso.