Art

Vania Calabri e i suoi ritratti seducenti

L’artista distratta che con le sue tele dipinte ci riporta indietro nel tempo, nei momenti più intimi e privati

Certi colori, certe persone ti si incastrano tra l’ansito e il cuore. È il caso di Vania Calabri, la nostra “artista distratta” – come lei stessa si definisce – classe 1994 e dei suoi splendidi personaggi, ritratti in dozzine di tele che riempiono il suo studio e la sua anima, senza giudizio e senza paure.

Vania nasce a Firenze e poco più che ventenne riesce nella cosa più difficile: ascoltarsi. Decide di interrompere le esperienze lavorative che stava conducendo per concentrare i suoi sforzi e le sue energie nell’accettare se stessa, la propria emotività e curiosità e farne la propria forza per vivere di quella passione che diverrà presto la sua ragione d’essere. 

Inizia così a dipingere non solo per sé, ma anche per gli altri e a vivere – seppur con parecchi sacrifici – della sua arte, che è caratterizzata da ritratti dinamici, la fusione di colori contrastanti e giochi onirici.

Vania Calabri

I volti di quelle ragazze misteriose e seducenti, le loro schiene nude e un saggio uso del bianco e il nero accompagnano lo spettatore indietro nel tempo, nei momenti più intimi e privati, nel peccaminoso ricordo di una gioventù sfuggita troppo presto tra le dita.


L’accelerazione grafica generata dal suo stile lascia tracce e scie visibili, come i graffi sulla tela che marchiano la nostra incoscienza in modo sublime e aprono la porta a un vorticoso mondo fatto di sensualità ed erotismo, ma anche di affermazione di sé e amore romantico.

Ben chiaro dal suo intimistico lavoro è il rapporto che l’artista ha con la propria essenza più recondita, per cogliere – ci dice lei stessa – il sottile confine tra l’uomo e la sua parte invisibile. Il suo modo di dipingere, spesso utilizzando il colore dell’acrilico spatolato usato in contrasto con le ombre scure dei volti, ricchi di dettagli, è un giusto connubio tra vigore espressivo e intuizione estetica. I suoi disegni sono un vero e proprio percorso interiore: ci ritroviamo passeggeri consapevoli della destinazione seppur ignari della strada da percorrere, talvolta nelle fredde notti di montagna e altre volte in scorci costieri di mari impetuosi. 

Avvertiamo quelle emozioni ancestrali che ci portiamo dentro da sempre ma che spesso, travolti dalla quotidianità, smettiamo di sentire. 

La sua arte è espressione del rapporto intimamente vissuto con la propria essenza più recondita, con l’unico obiettivo di cogliere il sottile confine tra l’uomo e la sua parte invisibile. Ed è per questo che quei volti ci ricordano chi siamo davvero, quello che cerchiamo nell’incontro con l’altro, da dove veniamo e forse dove siamo diretti, perché è proprio in certi sguardi che si intravede l’invisibile o, come lo descrive Vania, l’infinito.

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Marcello Olivari nasce a Brescia a fine anni ottanta e comprende fin da subito la sua innata creatività. Si laurea con successo in Beni Culturali presso l'Università di Bologna dedicando sempre più le sue attenzioni al ramo della cinematografia. Infatti lavora poi come Aiuto Regista e videomaker per la Giostra Film, arrivando anche a importanti produzioni Netflix e Cattleya. Da qualche anno ha deciso di spostarsi sul settore immobiliare, non di certo lasciandosi alle spalle le sue passioni a cui tutt'ora dedica tutto il tempo che può: oltre a scrivere come articolista per Not Yet si dedica ancora alla direzione cinematografica creando dei toccanti cortometraggi d'autore.

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