Allissand: dentro il mondo dell’illustrazione editoriale
Come la pagina bianca riempita di creatività, condivisione e talento diventa opportunità e riflesso di emozioni collettive
Alessandra disegna da quando ne ha memoria. Da alcune fonti – mamma – ha scoperto di aver iniziato a scarabocchiare che era poco più di una bebè, cercando di emulare i suoi cuginetti che andavano già a scuola.
Altre fonti – papà – le riferiscono che uno dei primi approcci fu digitale: “A circa tre anni stavo già davanti al computer a pastrocchiare con Paint”.
Nata in Toscana, a Prato, il 31 ottobre 1997, oggi Alessandra Bruni, sui social Allissand, ha ventotto anni e un percorso artistico un po’ atipico, di chi non ha inseguito una formazione lineare poiché ha preferito esplorare il mondo dell’arte da autodidatta.

Alle superiori sceglie il liceo classico linguistico per aprire un po’ i suoi orizzonti. A metà della quarta superiore, per avvicinarsi maggiormente al disegno, inizia un apprendistato in uno studio di tatuaggi, imparando il mestiere che le ha poi permesso di emanciparsi rendendola economicamente indipendente. In parallelo affianca, nello stesso periodo, il saltuario lavoro di modella.

Seguendo il suo secondo istinto più forte dopo il disegno, ovvero una cieca sete di sapere, nel 2019 si iscrive alla facoltà di Antropologia Culturale a Bologna ma, nel 2020, come tutti sappiamo, il mondo improvvisamente si ferma.
L’isolamento dovuto alla pandemia fa emergere un sentimento di vuoto all’interno di Allissand, che quindi decide di iniziare a creare le sue prime illustrazioni ufficiali pubblicandole sui social. Ottiene un successo immenso e improvvisamente si ritrova a comunicare con persone provenienti da ogni parte del mondo, unite dalle stesse emozioni.






Quello è il primo momento in cui l’illustratrice capisce che il modo in cui si esprimeva artisticamente non era utile solo a se stessa, ma in qualche modo poteva giovare a qualcuno anche all’esterno di quella che al tempo era la sua cameretta.
Le illustrazioni create in quel periodo vengono condivise da molti utenti, così Alessandra continua, esplora, si interessa e scopre Mimaster – centro formativo a Milano, che opera per formare professionisti dell’illustrazione e della comunicazione visiva e che collabora con le più importanti realtà del mercato internazionale –, la scuola che le ha permesso di trasformare la sua più grande passione in un mestiere.




“Dopo le prime due settimane di workshop ero in preda allo sconforto temendo di non essere all’altezza delle aspettative”, confessa. Ma tutto passa, quando un paio di mesi dopo, si emoziona vedendo il suo primo lavoro pubblicato sul New York Times.
Sulla scia di questa sorprendente partenza, si trova a collaborare con numerose realtà: case editrici, testate giornalistiche, aziende, mossa ogni volta dalla stessa curiosità di scoprire cosa può nascere dall’unione del suo gusto e quello del cliente. Parlando dei suoi modelli l’illustratrice racconta:
<< Ho avuto dei grandi maestri, a partire dai direttori di Mimaster: Ivan Canu, ad esempio, è un grande illustratore, ha attenzione sia per il contenuto che per i dettagli e insegna come non bisogna trascurare nulla se si ha intenzione di comunicare in modo chiaro e leggibile. Un altro importante riferimento italiano è senza dubbio Beppe Giacobbe. Uscendo dai confini, invece, il primo nome che mi viene in mente è Noma Bar, genio dello spazio negativo. Dal punto di vista stilistico apprezzo molto Malika Favre, Emiliano Ponzi, Toni Demuro e anche artisti formalmente più lontani da me come Christoph Niemann, Mrzyk & Moriceau, Gabriel Sancho e ovviamente i grandi del passato: Magritte, Escher, Dudovich >>
Guardando al futuro Alessandra spera di riuscire a sviluppare sempre di più una vena combattiva, per resistere e per lottare con l’unica arma che personalmente può concepire: l’arte.






