Carola Puddu: la danza tra palcoscenico e schermo
La ballerina si racconta a Not Yet parlando del suo background artistico e andando oltre i cliché attribuiti alla sua professione.
Carola Puddu è una giovane ballerina italiana conosciuta dal pubblico del piccolo schermo per la sua partecipazione ad Amici 21. Legata alle sue radici sarde, a seguito degli studi all’Opéra di Parigi sta collezionando esperienze in giro per il mondo, calcando i palcoscenici più prestigiosi e lavorando con acclamati maestri e ballerini.
Combinando umiltà e ambizione, Carola si esibisce periodicamente e si allena costantemente. La ballerina condivide con un’intervista a Not Yet la sua esperienza personale e la sua visione del mondo della danza cercando di decostruire i luoghi comuni che investono il suo settore.

Carola Puddu, Amici 21 ma non solo: esiste il rischio di farsi etichettare partecipando ad uno show televisivo? Come sei riuscita a vivere l’esperienza formativa, senza farti definire solo da essa una volta uscita dalla scuola di Amici di Maria de Filippi?
Ho partecipato all’edizione del 2021 di Amici, e riconosco che grazie a quel posto ho potuto fare tante cose. Non la vivo come un peso o un limite: sono consapevole che, pur avendo vissuto tante altre esperienze importanti prima e dopo Amici, la gente fondamentalmente mi conosce per quello e mi associa al programma, e va bene così, è la realtà. Nella danza qualunque cosa tu voglia fare devi comunque fare il provino, e lì non c’è Amici che tenga. Alle selezioni per compagnie o spettacoli, sei proprio come le altre ballerine: non hai niente in più, niente in meno. Quindi sicuramente non ti prendono perché sei “quella di Amici”, anzi.
Citando la maestra Celentano, “Il mondo della danza sa”: e chi il mondo della danza lo vede da fuori o da molto lontano, che cosa deve conoscere oltre all’apparenza?
Mi viene spontaneo rispondere proprio che in Italia la gente fa ancora fatica a capire che la danza sia un lavoro. Mi capita davvero spesso che mi si chieda “Cosa fai di lavoro?”, e alla risposta che sono una ballerina mi viene chiesto “Ma ci guadagni?”. Lo fanno quasi tutti: al bar, nei taxi… proprio tutti. La gente rimane stupita perché ritiene che sia un hobby o pensano magari alle showgirl, alle veline televisive.
Partiamo dalle basi: la danza è un vero e proprio lavoro.
Sì, nel mio caso la ballerina classica sta in compagnia oppure è freelance, quindi o percepisce uno stipendio dentro una compagnia oppure il guadagno si basa sulle sue singole prestazioni. E poi le ore di lavoro vanno dalle sei alle otto ore al giorno come un lavoratore qualunque, quindi è proprio a tutti gli effetti un mestiere. Sì, non è sicuramente un hobby. Non nascondo che mi rattrista notare questa lontananza con il mondo della danza. In compenso, se non ci fossero Amici o altri programmi a portare la danza in televisione, secondo me sarebbe ancora più di nicchia.
Un esempio é il programma su Rai Uno di Roberto Bolle, icona della danza nel mondo.
Esatto, penso sia geniale, è una bellissima opportunità per portare sul primo canale la danza e far sì che la gente almeno si incuriosisca, la conosca. Questo serve per modificare e migliorare la concezione di quest’arte nel nostro Paese.

Questo é un grande tema: la precarietà delle compagnie lirico-sinfoniche in Italia. Si è costretti a cercare una carriera all’estero? Secondo te come si potrebbe rinnovare il mondo del teatro nazionale per avvicinarlo agli interessi più contemporanei e alle nuove generazioni?
Non biasimo chi, svolgendo il mio lavoro, ha una forte voglia di andare all’estero, perché in Italia sembra che non sia proprio parte dell’interesse comune, che si sia persa la cultura del teatro. Non so, mi viene in mente come sia davvero difficile che i bambini italiani vadano a teatro regolarmente, che frequentino il teatro della propria città, che lo conoscano. Mentre magari in altri Paesi anche d’Europa, è normale recarsi a teatro con la famiglia, andare a vedere il balletto, ascoltare la musica: c’è proprio una concezione diversa.
E tu, Carola, cosa faresti in merito?
Nonostante la situazione, io in questo momento vorrei stare in Italia. Per tutti gli studi sono sempre stata all’estero, e da quando sono in Italia sto più vicino alla mia famiglia. La trasmissione Amici mi ha dato anche tanti contatti di lavoro e una manager che lavora per me, il che mi facilita le cose. Rimane però che per l’ingresso nelle compagnie, tra lunghe graduatorie e tanta burocrazia, si è lontani dal contratto a tempo indeterminato che viene proposto all’estero. Sono sincera: con questa precarietà, in Italia è difficile vivere solo di questo, specialmente all’inizio. Perché non hai mai la certezza di essere chiamata.


Come affronti tutto questo?
Trovo il lato positivo in questa precarietà: oltre alla danza, ho anche altri lavori che possono alternarsi. Ed è un po’ quello che desidero fare. Perché io penso che come artista, non sono solo una ballerina. Anche se la danza classica e il balletto rimangono il mio pilastro, mi piace anche alternare gli ambienti, i progetti, i balletti, gli stili. Sì, diciamo che prendo il bello da questa situazione, che comunque rimane altalenante. Fortunatamente si stanno facendo tante proteste per far sì che le cose cambino: posso osservare che, questa situazione ad oggi la posso affrontare proprio perché ho fatto la trasmissione. Onestamente, se non l’avessi fatta sarebbe stato un po’ più difficile per me.
Ad oggi in cosa spendi il tuo tempo e le energie?
Dopo aver lasciato la compagnia del Balletto di Roma a maggio dell’anno scorso, ho lavorato come freelance da quel momento fino a dicembre, facendo produzioni in tre compagnie e posti diversi, tra Germania, Francia, Emirati Arabi e Sardegna. E poi ho fatto gare, ospitate ed eventi. Vengo da tre anni senza una sosta, e ho deciso di prendermi qualche mese di pausa da tournée e spettacoli: mi alleno quotidianamente e studio, ricaricando le energie per le nuove esperienze.
La ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita non è semplice, a maggior ragione in un lavoro da freelance o che dipende dalle tue condizioni e performances fisiche.
L’obiettivo è cercare quell’equilibrio e non arrivare al cosiddetto “burnout”. Io sono molto felice, ammettere di avere bisogno di un periodo più stabile non è stato facile, tutto ad un tratto mi sentivo proprio senza energia. Il primo mese é stato il peggiore, mi sentivo persa senza quella frenesia, ero satura ma allo stesso tempo senza quel sovraccarico mi sentivo disorientata. Più passa il tempo, più capisco che questa regolarità mi sta facendo bene, che le prossime novità mi troveranno davvero energica. Ho capito che ho proprio bisogno di lavorare con la danza ogni giorno, perché ora ogni giorno mi immagino di essere sul palco.
Ma la tua carriera è iniziata dal percorso di studi a Parigi, ben prima di Amici, presso l’école de danse de l’Opéra national de Paris.
Sì, la mia maestra di allora, in Italia, sosteneva che avessi le linee e la fisicità per entrare all’Opéra, una delle scuole più prestigiose in Europa, se non al mondo. E così il mio primo viaggio fuori dall’Italia è stato con i miei genitori, per i miei nove anni, a Parigi. Proprio loro mi portarono a fare questa audizione. Mi ricordo che eravamo stati selezionati in 5 su 300 bambini e bambine: un compleanno sicuramente da ricordare. I miei genitori in realtà mi avevano teso un piccolo inganno, perché mi dissero che mi portavano a Disneyland, probabilmente per non farmi sentire il peso dell’audizione.


Il sostegno della tua famiglia sembra totale, da come ne parli.
Sì, assolutamente. I miei genitori si sono privati della mia presenza, si sono privati di me. Quindi hanno fatto un sacrificio enorme, sentimentalmente parlando. Hanno lasciato andare me per permettermi di fare quello che desideravo: è una cosa bellissima. E ora non mi va di andar via dall’Italia, perché ho capito veramente che il tempo scorre e non si può recuperare, specialmente quello con i tuoi cari. Il mio obiettivo è comunque di costruire una famiglia mia, di avere figli. E non so sinceramente se avrei il coraggio di compiere io stessa un gesto d’amore puro così come i miei genitori fecero con me.
Parliamo di te: due caratteristiche del tuo carattere e due tue passioni oltre la danza.
Io cerco di essere riservata. Mi piace tenere la mia vita privata come tale, e condividere tutta me stessa con le persone che voglio io. É giusto che la gente mi apprezzi per la ballerina che sono. Ma poi Carola è un’altra persona. Io cerco di essere trasparente quando pubblico e mi espongo sui social, però condivido solo il mio lavoro e i posti che visito. L’altra qualità che cerco di mantenere è l’umiltà. Secondo me un vero artista è umile, completamente devoto alla sua passione, una persona che ci mette anima e corpo, che ogni giorno lavora su se stessa con profondità e dedizione. Ho visto grandi artisti rinomati non avere questa devozione, così come altri veri artisti non ottenere riconoscimenti. Il ballerino deve sempre provare e mettersi in discussione. Due mie passioni invece sono la lettura e il flamenco. Sono appassionata di libri e letteratura, quando riesco a dedicargli tempo mi piace abbandonarmici perché leggendo mi sento leggera. Mentre per il flamenco sento le radici catalane della Sardegna, ho sempre ascoltato la musica e lo sento davvero vicino a me.
Concludiamo con un cliché: hai abitudini che segui o cose che eviti prima di esibirti?
Sì, lavoro molto sulla mia respirazione, proprio per entrare nell’energia del mio corpo e per concentrarmi.

