Art

I mosaici mentali post-2000 di Cris Devil

Quando la pittura diventa una terapia per esprimere la propria interiorità 

Immagini frammentate, rosoni dai vivaci colori, collage di impressioni in apparenza sconnesse e profondamente sovversive: così come la mente degli individui immersi nell’era digitale, esposti ad un continuo bombardamento di stimoli e rimandi pop su social e media di largo consumo. Quegli stessi mosaici mentali, generati dalla precisa commistione di aerografia, pittura acrilica e spray painting, sembrano essere imprigionati nei lavori di Cris Devil, con tutta la loro arroganza rivoluzionaria e organizzazione caotica.

È impossibile non pensare a ‘I Funerali di Togliatti’ (1972) di Renato Guttuso, o ai collage irriverenti e surrealisti di Max Ernst e Paul Delvaux guardando le opere di questo artista: quelle che per i suoi predecessori erano figure storiche e politiche ritagliate e incollate in un contesto a loro alieno, diventano icone pop, personaggi letteralmente “larger than life” in un grottesco circo di simboli, totem e icone varie.

Cris Devil

Da Prince a Batman, da Jimi Hendrix a Betty Boop, passando per l’arte statuaria di maestri come Holbein e Marat, fino a Banksy e il contemporaneo Jago, l’immaginario di Cris Devil incarna senza alcuna difficoltà il feed Instagram di ragazzi connessi all’oggi, culturalmente e socialmente: molteplici interessi, solo apparentemente mal amalgamati, tutti coerenti nella visione del mondo di chi li manifesta.

E Cris in questo è estremamente coerente: i suoi idoli, la loro arte e il modo in cui essi vengono attentamente gettati nella stessa dimensione, rispecchiano quella stessa fame di vita e di libertà, quella sensazione di “intrappolamento” tanto diffuse soprattutto fra le generazioni più giovani; non a caso la mitologia di Cris Devil si sviluppa sempre all’interno di giganteschi palazzi barocchi, sfarzosi e camp nella loro elegante decadenza, come se questi eroi moderni vestiti in pelle ed armati di chitarra non riuscissero a sfuggire al passato che li tiene prigionieri.

Le pareti bianche, i drappi e il mobilio demodé, sono in questo senso catene, macigni sulla schiena di personaggi esplosivi e dei loro colori brillanti, spesso direttamente ripresi dalle suggestioni di Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Quei colori, così feroci e graffianti hanno però anche uno scopo molto più pragmatico ed immediato del semplice citazionismo: servono ad irretire lo spettatore, catturarne spudoratamente l’attenzione anche durante l’azione dello “scrollare”.

Cris Devil si rivela moderno anche in questo, puntando su un’idea di arte a misura di social: composizioni che prendono vita animandosi al ritmo di musica, le stampe sulla carta da parati nei background che cominciano a scorrere, tutto mira ad essere il più accattivante possibile sia per le pagine dell’artista che per la vendita di NFT originali. Siamo quindi davanti ad una creatività lasciata completamente a briglia sciolta, immagini innestate con altre immagini, veri e propri pastiche iconografici capaci di rappresentare a pieno la cultura e i modelli che hanno esercitato e continueranno ad esercitare la loro ammaliante influenza, specialmente sui più giovani. Le opere, incise e schizzate di colore dall’artista, si possono sentire ruggire con i loro assoli di chitarra e la loro energetica soundtrack fatta delle sonorità del nuovo millennio. 

Uno spettatore affine alle nuove modalità di consumo della cultura non può che guardare a tutto questo e sentirsi compreso, se non addirittura rappresentato, dalla (in)sensatezza di figure avvincenti e plastiche segregate in un mondo liminale dalle dimensioni e dalle leggi incomprensibili. 

About Author /

Olmo Giovannini nasce a Modena nel 2002: fin dall'infanzia dimostra una forte passione per il cinema, attraverso la quale arriverà a scoprire anche tutte le altre arti; musica, letteratura, videogiochi e pittura non sono "solo" stimoli per la curiosità di Olmo, sono anche chiavi di lettura per meglio sapersi approcciare al cinema stesso. Attualmente studia storia e critica cinematografica a Bologna, lavorando contemporaneamente a progetti di divulgazione culturale, in particolare cineforum e rassegne sia a Modena che a Bologna e pubblicazioni fra cui interviste, articoli di critica e di informazione.

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