Art

Kevin Champeny, dal Wisconsin a New York per inseguire il suo sogno d’artista

In questa breve intervista per il nostro magazine, Kevin Champeny – noto mosaicista contemporaneo statunitense che vanta nel suo percorso artistico collaborazioni con Warner Bros, Disney, Belvedere Vodka, Calvin Klein e molti altri brand di fama mondiale – ci racconta qualcosa dei suoi esordi e della spinta che l’ha portato ad abbandonare Beloit, la piccola cittadina del Wisconsin nella quale è cresciuto per partire alla volta di New York, dove farà un incontro che cambierà per sempre la sua vita, permettendogli di vivere a pieno il suo sogno.

Kevin Champeny
Kevin Champeny at work on his artpiece ‘Heal Me’
Heal Me, artwork by Kevin Champeny
‘Heal Me’ detail

Beloit è sicuramente una piccola cittadina paragonata a una metropoli come New York. Com’è stato crescerci e cosa ti ha spinto a trasferirti nella grande mela? Pensi che sia necessario al giorno d’oggi per un giovane artista trasferirsi in grandi città per avere successo?

È stata una sfida per me: da una parte, Beloit era un posto tranquillo dove crescere, dall’altra mancava completamente di opportunità per migliorarmi ed eccellere come artista.

Ero autodidatta per quello che riguarda la maggior parte delle mie conoscenze artistiche. Dopo essermi diplomato al college è diventato evidente che dovessi lasciare Beloit per trovare veramente un accesso a tutte le opportunità che mi avrebbero permesso di usare a pieno le mie capacità.

Mi sono trasferito a New York prima della rivoluzione portata da internet, all’epoca, una città più grande mi garantiva l’accesso a praticamente tutto ciò che desideravo, cosa che un piccolo paesino non poteva decisamente fare. La quantità di lavori che mi permettevano di esprimere la mia creatività erano infinitamente superiori a New York, e penso che essere stato contaminato da una grande quantità di persone, opinioni, cibo, culture, arte e storia, mi abbia sicuramente aiutato a sviluppare una sorta di creatività a 360°. Personalmente, consiglierei ad ogni giovane artista di esplorare il mondo e di imparare tutto ciò che possono da queste esperienze per aiutarsi ad identificare veramente se stessi.

Com’è vivere a New York? Ci sono stati momenti difficili in cui hai pensato di mandare tutto all’aria? Se sì, come hai fatto a tenere duro per continuare a inseguire i tuoi sogni?

Vivere a New York City è sempre stato il mio sogno.

Sono stato davvero fortunato perchè ho sempre lavorato in una grande varietà di industrie che mi permettevano di dare sfogo alla mia vena creativa. Entro pochi mesi dal mio trasferimento ho iniziato a scolpire professionalmente ma ho sempre avuto uno o più lavori in background. Tuttavia, più la mia carriera proseguiva, più diventavano forti dentro di me il desiderio e l’impellenza di creare ed esporre la mia arte.

Il periodo in cui ho conosciuto il mio partner d’affari è stato provvidenziale per tirarmi fuori dal periodo di frustrazione che stavo vivendo.

Nel 2016 la tua arte ha iniziato a diventare popolare, mentre tu stavi lavorando come meccanico in una compagnia aeronautica. Com’è successo? Sapevi che quel momento sarebbe arrivato?

Stavo lavorando su un aereo e il proprietario è rimasto impressionato dalla quantità di cose differenti che ero in grado di fare (dai più duri lavori di meccanica fino alla pittura e ai progetti di design), mi chiese addirittura che scuola avessi frequentato per aver sviluppato tutte quelle capacità.

Parlando un po’, gli dissi che ero in realtà un autodidatta: non avevo mai studiato nulla di ciò che facevo. Gli spiegai che lavoravo per la compagnia aeronautica per bisogno di soldi, ma che la mia vera passione era da sempre l’arte. A quel punto, ormai interessato alla questione, mi chiese di visitare il mio studio e vedere i miei lavori – e ne rimase istantaneamente rapito.

Mi disse che dovevo immediatamente lasciare il mio lavoro per dedicarmi a tempo pieno alla mia arte. Fu una richiesta spaventosa all’epoca, perché avevo appena messo su famiglia: avevo un figlio piccolo e un secondo era in arrivo, ma lui mi assicurò che se io avessi portato avanti la mia arte a tempo pieno lui si sarebbe occupato di tutto il resto.

Qualche settimana più tardi e dopo non poche discussioni con mia moglie, io e quest’uomo siamo diventati soci in affari e la popolarità delle mie opere è esplosa quasi immediatamente!

Quali cambiamenti pensi che apporterà la pandemia al mondo dell’arte? Intravedi qualche impatto positivo?

La pandemia ha reso certamente più difficile interfacciarsi direttamente con i clienti e allestire mostre e gallerie, anche se questo nuovo modo di comunicare con clienti e musei ha reso più facile per me restare focalizzato sui miei progetti artistici e delegare al mio team i rapporti col cliente per impostare insieme i progetti.

Inoltre, la necessità di essere creativi nel modo di vendere e proporre le opere d’arte ci ha permesso di raggiungere un notevole seguito social.

Defy This, by Kevin Champeny
“Defy This”, artwork details by Kevin Champeny

Quale pensi che sia “l’ingrediente segreto” per emergere al giorno d’oggi?

Il duro lavoro. Sembra facile, ma io ad esempio non ho mai smesso di lavorare e imparare. L’arte è la mia passione, la mia guida, e lavoro senza remore per poter creare il miglior lavoro che posso realizzare.

Hai qualche consiglio per i giovani artisti che hanno intenzione di seguire le tue orme?

Preparatevi a lavorare duro, molto duro. Non smettete mai di imparare, non lasciatevi spaventare dal fallimento, accettatelo e imparate da esso.

Per scoprire il mondo di Kevin Champeny visitare kevinchampeny.com


Intervista a cura di Max & Pit

Traduzione e introduzione a cura di Maria Vittoria Fariselli

Laureata alla facoltà di Filosofia di Bologna, nasce a Ravenna nel settembre del 1995. Coltiva da sempre la passione per la scrittura e nel 2015 si classifica al primo posto della sezione “racconto” al premio letterario DeLeo-Brontë con il racconto breve “il cimitero di casa Brontë” pubblicato all’interno della raccolta Brontëana IV. Sempre nel 2015 altri due suoi racconti brevi vengono pubblicati all’interno della raccolta noir ‘Schegge per un Natale Horror’. Nel 2020 si classifica al primo posto nella sezione “romanzo inedito” al premio letterario nazionale Giovane Holden pubblicando così il suo primo romanzo: ‘L’hotel delle cose perdute’ un mistery dai risvolti onirici e introspettivi.

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