SBAM Method, Bruschetta Podcast e Accent Challenge: una chiacchierata con Samuele Brusca
In un’intervista con il docente e creator, esploriamo nuovi modi di imparare l’inglese, il potere delle lingue e l’importanza della comunicazione autentica
In un mondo ormai del tutto globalizzato, la lingua che favorisce maggiormente la comunicazione e la comprensione reciproca è senza dubbio l’inglese, che infatti assume sempre più un’importanza capitale anche nelle formazioni scolastiche.
Proprio all’interno del panorama accademico ci sono metodi di apprendimento delle lingue che scardinano la consuetudine in cui, prima di tutto, è previsto un apprendimento rigido e mnemonico di regole grammaticali e sintattiche, e solo in un secondo momento l’effettiva pratica linguistica.
Tra chi crede nella centralità dell’interazione e dell’esperienzialità c’è Samuele Brusca, giovane ventiquattrenne originario di Cefalù che ha conseguito una laurea Triennale in Lingue, Letterature Straniere e Tecniche della Mediazione Linguistica presso l’Università di Messina, per poi proseguire con gli studi Magistrali di Lingua Inglese, Letteratura e Pedagogia presso l’Università di Amsterdam.

Attualmente docente di inglese, linguista e content creator, Samuele si confronta per la prima volta con la lingua inglese grazie alla sua carriera cestistica, che oltre ad avergli fatto conoscere persone provenienti da diversi paesi con cui dialogava in lingua anglofona gli ha permesso di giocare in società estere come la Cardiff University e la BVA Amsterdam. Il suo asso nella manica, come lui stesso ci confessa, è stato l’orecchio che fin da bambino ha avuto la possibilità di allenare:
“Fin da piccolo sono stato esposto a suoni particolari: mia madre, essendo una cantante, mi portava spesso alle sue prove, dove ho sviluppato una sorta di orecchio musicale. Sono poi stato esposto alle lingue già dalla tenera età: nelle colonie a Malta, nei centri studio, o semplicemente studiandole a scuola. Credo sia stato grazie a questo genere di esposizione che ho cominciato a porre attenzione alla varietà degli accenti inglesi, ed è proprio questo che cerco di veicolare attraverso i miei contenuti sui social. Tento sempre di far capire – tramite diversi format come le imitazioni, l’analisi dei video inglesi più incomprensibili del web o la accent challenge per cui forse sono maggiormente ricordato – quanto i diversi accenti della lingua inglese rappresentino una varietà da apprezzare, ed è questo che mi caratterizza come creator. Tante persone insegnano inglese, io cerco di creare video un po’ più elaborati per chi è interessato alla lingua come scienza, alla lingua come passione”.
– Samuele Brusca

È dalla pandemia che, con la sua presenza sui social, ha preso consapevolezza di quanto le sue conoscenze possano essere messe a disposizione di chi vuole imparare o migliorare il proprio inglese. Andato virale più e più volte, nel tempo la community di Samuele ha superato le trecentomila persone.
Tramite la sua simpatia e competenza, riesce ora a realizzare progetti del tutto nuovi e stimolanti come lo SBAM (Samuele Brusca Academy Method), una metodologia di insegnamento dell’inglese che attraverso la sua praticità risulta essere particolarmente vantaggiosa per chi desidera imparare la lingua:
“Fondamentalmente tutto si basa sulla conversazione, e cercando di ribaltare la dinamica scolastica diamo priorità alle abilità linguistiche dell’alunno che spesso invece non sono trattate a scuola. L’altro aspetto che caratterizza il nostro lavoro sono i contenuti multimediali che hanno al loro interno componenti di listening, reading e speaking: spesso sono fonti audiovisive, così da esporre gli studenti a tutti gli input sensoriali, e ne scegliamo anche con altri accenti oltre a quello britannico. Si tratta di estratti di video, serie tv, podcast o articoli, e dalla stessa fonte estrapoliamo l’argomento di conversazione che dunque rotea attorno ad una determinataarea semantica, concentrandoci così su un gruppo di parole che fa parte di un contesto specifico”.
– Samuele Brusca
Un altro grande traguardo raggiunto da Samuele è il suo podcast interattivo per imparare l’inglese in Italia, il Bruschetta Podcast. Raccontandoci cosa ha di diverso rispetto agli altri podcast e perché può essere un buon punto di partenza per cimentarsi con l’apprendimento della lingua afferma:
“Oltre all’interattività, l’altra cosa che lo contraddistingue è che ogni puntata ha un tema: argomenti variegati e sviluppati insieme ad esperti di diversi settori che hanno parlato in inglese in relazione all’attività specifica, così da dare accesso ad ogni area semantica. Inoltre non tutti gli intervistati hanno una perfetta padronanza dell’inglese, ma abbiamo voluto dimostrare che potevano venire persone con diversi livelli di conoscenza, disposte a mettersi a nudo e a parlare un inglese non al top ma comunque comprensibile. Questo è fondamentale a livello motivazionale perché dimostra come l’utilizzo della lingua, anche se non perfetto, può essere chiave mutuale tra due soggetti”.
– Samuele Brusca
Incuriositi dal grande impegno e dagli innumerevoli traguardi che Samuele ha raggiunto, abbiamo voluto calarci nel retroscena del suo lavoro per immergerci a pieno nella sua prospettiva, nonché missione.

Il tuo lavoro si caratterizza sicuramente dalla profonda conoscenza dell’inglese ma è anche la tua capacità comunicativa che ti ha permesso di raggiungere obiettivi così importanti. Credi che sia una predisposizione innata o di aver sviluppato le tue doti comunicative nel tempo?
Non è stata per niente innata, è la mia passione: mi sono documentato, ho letto libri di negoziazione o di grandi uomini e donne che avevano una capacità comunicativa importante e che sapevano ben argomentare. Ho individuato diverse figure di riferimento per comprendere come veicolare al meglio i messaggi, come porre le domande, come plasmare il mio vocabolario e il mio registro a seconda delle persone con cui parlo, qual è il mio ruolo all’interno del dibattito o l’obiettivo della comunicazione. Solo attraverso questo interesse sono riuscito ad entrare in tutte le sfere comunicative più moderne e recenti: dai podcast, sia come host che come ospite, fino alla radio o i social. Il Bruschetta Podcast e il TEDx hanno messo a nudo questa passione che ho per la comunicazione, non l’avevo mai esposta prima ma da lì in poi sono arrivate anche diverse chiamate per presentare eventi, moderare la presentazione di libri o per interventi di vario tipo.
Imparare una lingua straniera offre evidenti vantaggi pratici, ma raramente si discute dei benefici meno visibili che ne derivano come l’apertura mentale o la flessibilità che una diversa struttura sintattica può allenare nel nostro cervello. Da ex studente di lingue e attuale professore, cosa ne pensi? In che modo il cervello espande il suo potenziale grazie al multilinguismo?
Se partiamo dal presupposto che la lingua è il riflesso della cultura di un paese, nel caso dell’inglese è il riflesso di un contesto internazionale. Io vedo le lingue come delle personalità che ci abitano e ognuna di esse è un modo totalmente diverso di guardare il mondo. Non a caso le lingue sono state create proprio sulla base di come le persone percepiscono il mondo: un eschimese conosce sette tipi di neve mentre un inglese ha mille modi per dire che piove perché in Inghilterra piove quasi ogni giorno. Conoscere bene una lingua ti porta a sviluppare una nuova personalità all’interno di te stesso e ad avere molteplici punti di vista.
Credi che il metodo scolastico sull’apprendimento linguistico potrebbe migliorare? Se sì, come?
Basterebbe allineare quello che già c’è. Le scuole si basano sul Common European Framework che è stato influenzato dal triangolo di O’Sullivan: fondamentalmente, secondo questo modello, la fase di apprendimento deve essere caratterizzata dal triangolo composto da Curriculum (quello che si studia), Assessment (come bisogna testare le conoscenze) e Delivery (come l’insegnamento va consegnato all’interno della classe). Una delle parti salienti di questo modello è la concentrazione preponderante sulle productive skills come lo speaking e il writing. Nelle scuole italiane si è concordi nell’allineare l’Assessment agli obiettivi comunicativi relativi al mondo reale ma di fatto la scuola tende poi a concentrarsi prevalentemente su reading e listening, che sono certamente importanti, ma non sufficienti se si vuole testare davvero il livello di inglese che dovrebbe sempre comprendere anche lo speaking. Ed è esattamente questo il problema: per ciascun livello c’è un’importanza preponderante sulle productive skills ma è necessario capire come insegnarle nel modo corretto, inserire parti in cui ci sia un riflesso della vita reale, dare agli alunni esempi di real life language e dare maggiore importanza all’esaminazione orale.
Ci sono nuovi progetti che vorresti realizzare e di cui ci puoi parlare?
Abbiamo fatto un po’ il punto della situazione circa al Bruschetta Podcast e, visto l’impatto positivo che stava avendo, abbiamo pensato di espandere il progetto non solo all’inglese ma a diverse materie. Da gennaio in poi, l’obiettivo sarebbe quello di trasformarlo in un podcast di edutainment – una forma di intrattenimento mirata all’educazione – volto alla formazione dei ragazzi, così da dare loro l’opportunità di avere esempi concreti per orientarsi e prevenire la dispersione scolastica. Infine non faremo più podcast in uno studio ma all’interno di Aule Magne di istituti, accademie e università, e inviteremo gli ospiti anche in base alla scuola che ci ospita. Solo negli istituti linguistici gli incontri verranno condotti in inglese, mentre nel resto delle scuole saranno in italiano proprio perché l’obiettivo stesso cambierà.
Quali consigli daresti ai lettori di Not Yet per imparare, migliorare o praticare le lingue? Da cosa si può partire?
Partire da ciò che vi piace e fatelo in lingua. Indipendentemente da quale essa sia, si deve sempre partire da una componente soggettiva: se in primis è il contenuto a risultare interessante, la lingua non sarà più un ostacolo per comprenderlo. Quindi, iniziate a relazionarvi con delle fonti, anche in autonomia, che siano in lingua ma che prima di tutto vi piacciano e che favoriscano così l’apprendimento sia attivo che passivo della lingua. Si deve sempre partire dalla soggettività.