Tony Pitony: il palco contro ogni barriera 

La forza di un progetto musicale anticonvenzionale e unificante che rifiuta l’arte preimpostata e diventa movimento generazionale

Probabilmente, il modo migliore per esprimersi e creare qualcosa di estremamente vero è rifiutare l’arte preimpostata.
Se dovessi sentirti scoraggiato, insicuro o semplicemente incompreso ricorda che anche tu sei Tony, anche tu fai schifo, come tutti, e quindi non avere paura di mostrarlo!

Tony Pitony

È proprio questo a salvarci dalla vergogna personale: la vergogna collettiva. Tony Pitony, è per sua definizione un artista concettuale, che unisce influenze apparentemente distanti come la sensibilità visionaria degli anni ’60, le sonorità della musica elettronica, l’espressività teatrale e l’irriverenza del trash, fino a convergere in un’estetica che esplora il fetish e l’antiproibizionismo. 

La sua espressione artistica si colloca al confine tra musica e performance, con il rifiuto di qualsiasi etichetta di genere e il superamento delle tradizionali categorizzazioni. Attraverso il suo contributo, Tony Pitony esplora e sovverte gli stereotipi legati alla sessualità, all’identità di genere e alla narrazione storica, affermandosi come artista gender fluid che privilegia l’ispirazione autentica rispetto alle bigotte logiche di mercato.

Tony Pitony, come un profeta contemporaneo, torna tra la folla per gridare qualcosa che già sappiamo ma che non riusciamo ad ammettere. Invitandoci a cantare con lui e ad entrare dentro il suo punto di vista ci riporta verso un’amabile e umana condizione d’imperfezione unica, dove le differenze sono ciò che ci fa poi risultare tutti uguali.

I risultati del lungo lavoro di Tony, si concretizzano durante i suoi concerti, quando attraverso i suoi atteggiamenti non impone una situazione di superiorità, il palco scompare e il pubblico si gode il momento con lui. Il suo obiettivo è annichilire l’ego e polverizzare ogni distanza tra artista e spettatore, abbattendo l’immaginario comune che solitamente trasforma spesso il musicista in un idolo inarrivabile.

In ogni sua esibizione e nella creazione dei suoi contenuti, Tony cerca continuamente uno scambio autentico, uno spazio di relazione realistico, umano e profondamente imperfetto: un incontro che rifiuta lo stereotipo e sfida l’improvvisazione.

L’arte, per Tony, non serve a elevare l’uomo/artista a figura eccezionale, ma a creare ponti, a generare relazioni reali e spontanee. È un luogo di scambio che non conosce barriere, ma che anzi le abbatte, ricordando a sé stesso e a chi lo ascolta che la bellezza e il significato nascono proprio dalla capacità di mettersi in gioco insieme, senza filtri e senza maschere.

Inizialmente, il teatro è stato la sua casa artistica, il suo banco di prova. Tony ha calcato ogni tipo di palcoscenico nei musical e nelle produzioni di prosa del West End londinese, nel cuore dello show business mondiale, e lì, tra audizioni estenuanti e casting tutti uguali, ha realizzato che in quell’ambiente ci sono pochi artisti veri e una moltitudine sterminata di esecutori fatti in serie.

Oggi, dopo tanta gavetta e esperienze formative, Tony Pitony non è soltanto un artista, ma il nucleo pulsante di una realtà costruita insieme a chi gli sta accanto da sempre. Attorno a lui gravita un gruppo di amici che crede profondamente nel progetto e lo alimenta quotidianamente.

C’è chi gestisce il management, chi si occupa del merchandising, chi cura l’ufficio stampa, chi la produzione musicale, chi i video, chi le fotografie, chi i fumetti, chi pensa ai contenuti. Il tutto legato da un filo conduttore: la voglia di essere parte di qualcosa di diverso, di più grande. Un’unione di persone che non vogliono solo mostrarsi sotto le luci della fama, ma che vogliono fare della fame di una generazione la forza canalizzata di un movimento che rifiuta l’arte preimpostata.

Tony Pitony annichilisce l’ego e polverizza ogni distanza tra artista e pubblico. Non esistono fan, esiste partecipazione. Non esistono maschere – a parte quella di Elvis -, esiste presenza autentica.

Così come recita la sua descrizione social: “Tony Pitony non è una persona. È un’idea collettiva. Un atto di resistenza puro, la risposta di una generazione a questa società che ha svenduto tutto”. 


Tony Pitony non è una persona. È un’idea collettiva. Un atto di resistenza puro, la risposta di una generazione a questa società che ha svenduto tutto.

– Tony Pitony

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Valerio Barberini nasce nell'ottobre del 2004 a Modena. Attualmente frequenta il Dipartimento di Comunicazione ed Economia a Reggio Emilia, dove sta conseguendo la laurea triennale in Scienze della Comunicazione. Da sempre affascinato dalle emozioni e dal coraggio delle persone nell'esprimere sé stesse, coltiva una profonda passione per la scrittura. Attraverso Not Yet Magazine, riesce a unire questi due mondi.

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